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martedì 1 maggio 2018

A Gaza si muore anche così ... OMS: "Molti palestinesi muoiono senza cure in attesa del visto israeliano per uscire dalla Striscia"

La Repubblica
I dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Delle oltre 25.000 richieste di visto per motivi di salute presentate nel 2017 solo poco più del 50% sono state autorizzate. Sempre secondo l’OMS si tratta di una riduzione consistente rispetto al 62% dell’anno precedente o al 92% rispetto al 2012.




Beirut - Nella Striscia di Gaza si muore anche per il diritto negato alla cura. “A febbraio mia sorella Muna – dice Ahmed, profugo palestinese in Libano dal 1967 – è morta perché non è potuta andare a Ramallah per operarsi al cuore. Da quasi un anno aspettava dalle autorità israeliane il permesso di andare a curarsi in Cisgiordania. Aveva meno di 20 anni quando si sposò e ci separammo, da allora non ci siamo più visti”. Muna non è, purtroppo, un caso isolato. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2017 sono almeno 54 i palestinesi deceduti in attesa del visto israeliano per uscire dalla Striscia per cure mediche. Delle oltre 25.000 richieste di visto per motivi di salute presentate nel 2017 solo poco più del 50% sono state autorizzate. Sempre secondo l’OMS si tratta di una riduzione consistente rispetto al 62% dell’anno precedente o al 92% del 2012.

Impossibile l'assistenza sanitaria a Gaza. I palestinesi di Gaza sono obbligati a recarsi a Gerusalemme o in Cisgiordania per cure o interventi chirurgici che le strutture sanitarie della Striscia non possono offrire. L'assistenza medica per malattie, come il cancro o per complicati e rischiosi interventi chirurgici, non è possibile a Gaza, a causa della carenza di strutture e attrezzature adeguate. Un’assenza provocata dalle restrizioni imposte da Israele sulle importazioni di tecnologie mediche che, secondo le accuse del governo israeliano, Hamas usa per scopi militari. Contemporaneamente Israele, per ragioni di sicurezza, continua a mantenere rigorosi i controlli su tutti coloro che chiedono di uscire dalla Striscia di Gaza, qualunque sia la motivazione.

Human Rights Watch: "Non c'entra la sicurezza". “Registriamo una costante e preoccupante riduzione delle autorizzazione all’uscita per motivi di salute. Nel 2017 si è arrivati al livello più basso dal 2008, da quando abbiamo iniziato a monitorare”. Ha detto Gerald Rockenschaub, capo degli uffici dell'OMS nei Territori palestinesi. Diverse associazioni per i diritti umani (Al-Mezan, Amnesty International, Human Rights Watch, Medical Aid for Palestinians e Physicians for Human Rights) hanno invitato il governo israeliano ad allentare le restrizioni. Omar Shakir, responsabile in Israele e Palestina di Human Right Watch, ha dichiarato di aver visto “L’uso sempre più diffuso delle ragioni di sicurezza per respingere o ritardare i permessi medici per i palestinesi. L’aumento dei rifiuti non si basa sulla sicurezza, ma su una strategia politica per isolare Hamas dalla popolazione della Striscia. Una strategia che usa e punisce in modo indiscriminato i civili”.

Dal 2008 Israele ha combattuto tre guerre con Hamas. “Il movimento palestinese è quotidianamente impegnato nel tentativo di trarre vantaggi militari dalle concessioni che lo Stato di Israele accorda alla popolazione civile” ha detto un responsabile del COGAT, l’organismo del Ministero della Difesa israeliano responsabile del coordinamento dei permessi di uscita. I gruppi per i diritti sostengono che l’effetto a catena di questo atteggiamento delle autorità israeliane è la punizione collettiva di due milioni di persone intrappolate nella Striscia. “Io e mia sorella non abbiamo potuto incontrarci per 50 anni a causa dell’occupazione degli israeliani.


Paolo Celi

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