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mercoledì 16 maggio 2018

Croazia, si riapre la rotta balcanica: in arrivo 60 mila migranti. Il paese si attrezza per bloccarli alla frontiera.

Il Piccolo
Presenti nell’area tra Albania e Grecia, pronti a spostarsi verso nord. Sessanta nuovi fuoristrada alla polizia croata. La Slovenia segnala i punti deboli


Zagabria - Mentre l’Europa sta, come al solito, a guardare il problema dei profughi lungo la cosiddetta rotta balcanica si sta repentinamente aggravando. Cambiato il percorso che ora si snoda da Grecia a Albania, attraversa il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina per arrivare in Croazia, quasi 60 mila rifugiati premono per entrare in Occidente. Le fonti sono quelle della polizia della Croazia che è stata posta in massima allerta per cercare di essere pronta a fronteggiare quella che qui tutti si aspettano come una prossima ondata di migranti, soprattutto adesso che stiamo andando verso l’estate.

Le autorità croate pongono la massima attenzione lungo il confine con la Bosnia-Erzegovina. «Qui, se trovano un punto debole saranno guai», mette in guardia una fonte anonima del ministero degli Interni croato. E così sette dipartimenti di polizia, il Sisasčko-Moslavačko, il Karlovačko, il Ličko-Senjisko, lo Zadarsko, il Šibenisko-Kninsko, lo Splitsko-Dalmatinsko e il Dubrovačko-Neretvansko hanno ricevuto l’ordine di intensificare al massimo i controlli lungo il confine con la Bosnia-Erzegovina. Sebbene la situazione attuale non possa essere paragonata a quella di due anni fa, questa resta comunque molto seria anche perché in Bosnia-Erzegovina negli ultimi mesi sono arrivati circa cinquemila rifugiati il cui unico obiettivo è quello di entrare in Croazia (confine esterno Ue) per trasferirsi poi, attraverso Slovenia e Austria nell’Europa occidentale.

Per il momento non c’è un arrivo massiccio in Croazia anche perché, come spiegano fonti della polizia allo Jutarnji List di Zagabria, piccoli gruppi stanno cercando di individuare un punto debole nel confine tra Croazia e Bosnia per poter entrare in Europa. 

E se lo trovassero, immediatamente l’esodo verso Nord-Ovest diventerebbe di massa. E Zagabria brutte figure non se le può né se le vuole permettere visto che a fine anno vuole assolutamente fare il proprio ingresso nell’Area Schengen per cui deve dimostrare di essere in grado di “difendere” i confini esterni dell’Ue. E, non a caso, il governo croato ha immediatamente dato il via libera all’acquisto di 60 nuovi mezzi fuoristrada per la polizia di frontiera per una spesa complessiva di quasi 1,5 milioni di euro.

Attualmente i punti più vulnerabili lungo il confine tra Croazia e Bosnia, come confermano anche gli esperti della polizia di frontiera della Slovenia, sono quelli nelle aree di Cazin e Velika Kladuša. Polizia slovena che conferma come attualmente nella zona compresa tra la Grecia e l’Albania ci siano tra i 50-60 mila migranti che come unico fine hanno quello di arrivare in Europa. Secondo Slobodan Ujić, direttore del Dipartimento dei servizi esteri, nei primi dieci giorni di questo mese circa 100 migranti sono entrati quotidianamente in Bosnia-Erzegovina. Si tratta di gente proveniente da Siria, Libia, Afghanistan, Palestina, Pakistan, Algeria, Marocco, Iraq, Turchia, Iran e Tunisia e attualmente in Bosnia si trovano nella zona di Velika Kladuša e di Bihać. Critica anche la situazione a Sarajevo dove recentemente è stata sgomberata una tendopoli di migranti sorta autonomamente in centro città. 

Emblematici i dati forniti dalla polizia di Lubiana. Nei primi 4 mesi di quest’anno 1.266 migranti hanno tentato di attraversare illegalmente il confine tra Slovenia e Croazia, cifra che equivale a un aumento del 280% rispetto all’anno precedente.

Per la Croazia sorge all’orizzonte anche un ulteriore problema, ossia quello del respingimento dei migranti da Slovenia e Austria, entrambi pronti a rispedire, in base agli accordi di Dublino III gli immigrati nel primo Paese comunitario in cui hanno messo piede, nel caso della rotta balcanica la Croazia per l’appunto. 

E che la situazione sia grave lo conferma anche il fatto che quello dei migranti è stato il tema principale dell’ultima riunione dei Paesi del cosiddetto gruppo di Višegrad svoltosi venerdì scorso
Mauro Manzin

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