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domenica 9 luglio 2017

Turchia, centinaia di migliaia in piazza a Istanbul per la "giustizia" e contro Erdogan

La Repubblica
La manifestazione, la più grande organizzata dall'opposizione dal 2013, conclude la marcia partita da Ankara il 15 giugno. Il leader del Chp: "Questo è il giorno della rinascita. Romperemo i muri della paura"

Istanbul - Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a Istanbul per la manifestazione che conclude la "marcia per la giustizia" partita il 15 giugno da Ankara per iniziativa del Partito repubblicano del popolo (Chp), principale forza di opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan.


La "marcia per la giustizia" è stata organizzata per protestare contro la detenzione di un deputato del partito, Enis Berberoglu, condannato a 25 anni di detenzione per aver fornito informazioni riservate al quotidiano d'opposizione Cumhurriet. 

Alla testa della marcia il leader del partito, Kemal Kilicdaroglu, che alla manifestazione nel quartiere di Maltepe ha esortato la folla a proseguire nella battaglia:
"Che nessuno pensi che questa sarà l'ultima marcia: il 9 luglio segna il giorno della rinascita. Abbiamo marciato per la giustizia, per i diritti degli oppressi, per i deputati e per i giornalisti in carcere, per i professori universitari licenziati, abbiamo marciato per denunciare che il potere giudiziario e sotto il monopolio dell'esecutivo, abbiamo marciato perché ci opponiamo al regime di un solo uomo. Romperemo i muri della paura". 
 E la folla l'ha più volte interrotto al grido di "Diritti, legalità, giustizia".

La più grande manifestazione organizzata dall'opposizione contro il governo di Erdogan dal 2013 a questa parte si è svolta su una grande spianata non lontana dal carcere in cui è detenuto Berberoglu, a conclusione della marcia di circa 450 chilometri che ha attraversato la Turchia senza insegne di partito e con "Giustizia" come unica parola d'ordine, richiamando sempre più gente a ogni tappa. Come chiesto da Kilicdaroglu, i dimostranti avevano soltanto bandiere turche, ritratti di Ataturk, il padre fondatore della repubblica turca moderna e laica, e cartelli che invocavano "giustizia".

Il governo ha cercato di minimizzare la portata della marcia, con il primo ministro Binali Yildirim che venerdì ha detto con disprezzo che cominciava a "diventare seccante". Erdogan, da parte sua, ha accusato Kilicdaroglu di schierarsi con i "terroristi" e l'ha avvertito che potrebbe andare incontro a guai giudiziari. 

Ma le autorità non hanno vietato né la marcia né la grande manifestazione sulla spianata di Maltepe, intorno alla quale sono stati schierati circa 15 mila agenti.

L'opposizione denuncia da tempo la deriva autoritaria di Erdogan, accentuatasi dopo il fallito golpe di un anno fa e dopo la schiacciante vittoria del presidente nel referendum dello scorso aprile, che ha rafforzato i poteri del capo dello stato.

I numeri della repressione sono impressionanti: circa 50 mila le persone arrestate e più di 100 mila licenziate o sospese dal lavoro. 

L'ultima mossa della polizia che ha fatto notizia in tutto il mondo è di mercoledì scorso, quando sono stati arrestati otto attivisti del movimento per i diritti umani, tra i quali la direttrice di Amnesty International Turchia.

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