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sabato 17 dicembre 2016

Papa Francesco compie 80 anni - Il valore storico di questo papato - di Andrea Riccardi

Corriere della Sera
Andrea Riccardi
Il cuore del pontificato è il rapporto della Chiesa con la società e la gente. La grande forza carismatica di Bergoglio domanda una risposta. I vescovi si muoveranno con lui o incarteranno di cortese disattenzione i suoi passi? Dipenderà molto dalla coscienza del cambiamento.


Papa Francesco nell'incontro  con i profughi siriani a Lesbo
Il papato continua a far discutere. Lo mostra il successo delle dieci puntate di The Young Pope di Paolo Sorrentino. La figura del protagonista, Pio XIII, l’opposto di Francesco, è un papa imprevedibile. Conferma la sensazione che il papato non è scontato, ma potrà ancora sorprendere. E’ anche il punto centrale del recente libro di Marc Augé, noto etnologo, che racconta di un Francesco sconvolgente. Per la Pasqua 2018, il papa afferma dalla loggia vaticana: «Dio non esiste!». Così innesca un grande cambiamento con la vittoria — finale un po’ banale! — di un mondo pacificato nella fede illuministica.
Sono espressioni della sensazione diffusa che dal papato possono venire novità inattese. Le dimissioni di un papa «tradizionale», Benedetto XVI, sono state un’impensata novità. Il pontificato di Francesco è già stato una sorpresa. Il papato non è ossificato in una postura scontata e tradizionale, come ci si aspetterebbe dalla più vecchia istituzione europea. Ogni papa può sorprendere. Non si tratta solo dell’irreale Pio XIII, ma avviene con i papi contemporanei, come con il Vaticano II di Giovanni XXIII e Paolo VI, con il messianico Giovanni Paolo II…. Ogni papa, in genere, introduce cambiamenti e nuovi rapporti (o contrasti) con il mondo contemporaneo. Questo è un tratto che distingue il cattolicesimo dal mondo ortodosso, portato spesso a prescindere dalla storia.

Francesco compie 80 anni e entra nel quarto anno del pontificato: ha introdotto un nuovo rapporto con il mondo e cambiamenti nella Chiesa. Un tema caldo è la famiglia. Qui il dibattito non s’è chiuso con due sinodi e il testo papale, Amoris Laetitia. Recentemente quattro cardinali (Brandmüller, Burke, Caffarra, Meisner) hanno pubblicato i loro Dubia in proposito, chiedendo una chiarificazione dal papa. Un gesto irrituale nello stile felpato di dibattito interno alla Chiesa. Il presidente dei vescovi greci, Papamanolis, ha chiesto che i quattro rinuncino al cardinalato: «non credete — ha scritto — alla suprema autorità magisteriale del Papa, rafforzata da due Sinodi… Si vede che lo Spirito Santo ispira solo voi e non il vicario di Cristo…». Per lui, hanno compiuto uno «scandalo, dato pubblicamente al popolo cristiano».

I Dubia sono stati ripresi da ventitré studiosi, andando oltre: se il papa non chiarificasse la dottrina — affermano — , «i cardinali collettivamente gli si rivolgeranno con una forma di correzione fraterna». La Chiesa «sta entrando in un momento gravemente critico della sua storia, che presenta allarmanti somiglianze con la grande crisi ariana del IV secolo». Si prefigura un impeachment? Intanto, sui siti web fondamentalisti, si parla di deposizione del papa eretico. C’è un mondo ecclesiastico che si riconosce nei Dubia dei quattro e soprattutto che non si riconosce nel papa. Il fatto nuovo è la rottura dello stile, la «reverenza» verso il papa professata dai porporati nell’ultimo secolo. Del resto - dicono i critici — Francesco ha chiesto una discussione franca e il tema dottrinale è grave da imporre di parlare. C’è qualcosa di più profondo: si è consolidata in alcuni settori una cultura tradizionalista, per cui la difesa di talune posizioni val più dell’«obbedienza» al papa. E’ una vera rottura con la tradizione in nome del tradizionalismo. Avvenne con lo scisma di mons. Lefebvre. E il tradizionalismo è un misto di conservazione, ma anche d’innovazione, come tutti i fondamentalismi.

Non si tratta di forze che porteranno alla rottura, ma impostano il dibattito. Il Giubileo della Misericordia, con il suo messaggio, ha proposto un’altra visione, oltre questi dibattiti. Ora è finito e la Chiesa torna alla vita normale. Il papa tra poco entra nel quarto anno di pontificato. Il suo messaggio, espresso dal testo programmatico dell’Evangelii Gaudium e incarnato dalla sua azione, è quello di una Chiesa che non si riduce a minoranza di puri e duri, esce e si mischia alla vita della gente. Del resto il papa, al convegno di Firenze di un anno fa, chiese solo ai vescovi italiani che discutessero nelle loro diocesi l’Evangelii Gaudium. Qui il problema: semplice è riproporre il documento ma, nei fatti, esige una profonda riforma pastorale (che spesso non si vuole o non si sente di fare). Il messaggio di Francesco è in sostanza pastorale: passaggio obbligato è la recezione da parte dei vescovi e degli altri attori della Chiesa. Il messaggio di Giovanni XXIII, impostato sul modello del «buon pastore», fu disatteso da larga parte dei vescovi di allora. Ma l’eredità dinamica di papa Roncalli fu il Concilio.


La riforma della Curia, che il papa persegue con i cardinali del C9, non avanza a grandi passi. Viene a cadere l’architettura montiniana che presidiava vari campi della Chiesa con una serie di organismi articolati; ma una riforma non si fa accorpando qualche dicastero. Non sembra esserci un disegno teologico di riforma, ma si naviga piuttosto pragmaticamente. Anche se il papa mostra — come in una recente intervista — una qualche insofferenza: «La Corte pontificia mantiene una tradizione un po’ atavica, non lo dico in senso negativo, ma questo deve cambiare». Le riforme non sono, però, lo specifico del pontificato. Il cuore è il rapporto della Chiesa con la società e la gente. La grande forza carismatica di papa Bergoglio domanda una risposta. I vescovi si muoveranno con lui o incarteranno di silenzio e cortese disattenzione i suoi passi? Dipende molto dalla coscienza che essi hanno del valore storico di questo papato: una chance decisiva per la Chiesa o un interludio? Intanto, sulla scena internazionale si consolida una forte attenzione nei confronti del papa, come attore internazionale di rilievo. Inoltre, in un mondo dai tanti populismi, su cui si staglia la nuova presidenza Trump, Francesco costituisce un referente alternativo: dall’ecologia all’emigrazione e all’economia.

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