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martedì 20 dicembre 2016

Birmania. Pulizia etnica dei Rohingya - Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi non può tacere

Corriere della Sera
Chi avrebbe immaginato che il premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, celebrata icona del coraggio civile contro la dittatura dei generali birmani, un giorno si sarebbe trovata ad accusare le organizzazioni umanitarie internazionali di "esagerare" volutamente i loro rapporti a proposito di una minoranza che le autorità continuano a discriminare legalmente. 

Pulizia etnica - Villaggi Rohingya rasi al suolo

Parliamo dei Rohingya, popolazione di origine bengalese, di religione islamica e concentrata soprattutto nello Stato di Rakhine. 

Ora, Amnesty International, sempre in prima fila nel difendere la Signora quando era lei a subire l'oppressione del regime, ha pubblicato un rapporto che evidenzia "seri pericoli" di violazioni dei diritti umani e, addirittura, "gravi atti" da parte dell'esercito che potrebbero essere classificati come "crimini di guerra": a novembre, un funzionario dell'Onu aveva sollevato l'ipotesi di una vera e propria "pulizia etnica" in atto contro i Rohingya.

In un primo momento, Aung San Suu Kyi, furiosa, ha smentito le accuse, parlando, appunto "di ricostruzioni esagerate" da parte degli organismi internazionali quando "si tratta della popolazione musulmana". Tanto che - nonostante le sue responsabilità di governo (è ministro degli Esteri e, in particolare, consigliere di Stato: in altri termini, capo dell'esecutivo) - ha cercato di scongiurare l'ingerenza dell'Asean, l'Associazione dei Paesi del Sudest asiatico che, in un atto senza precedenti, ha chiesto una riunione ufficiale sulla questione per volontà di Malaysia e Indonesia. 

Suu Kyi, a denti stretti, ha dovuto accettare di preparare un rapporto per il mese prossimo. Ma intanto la situazione, secondo quanto ricostruiscono Amnesty International e Human Rights Watch, è tutt'altro che tranquilla nell'Ovest della Birmania.

Tutto è cominciato con un attentato portato a termine da un nuovo gruppo armato "di difesa dei Rohingya". I militari birmani hanno reagito con rabbia e le conseguenze, secondo il rapporto, non si sono fatte attendere: uccisioni indiscriminate, stupri, torture. 

La pulizia etnica è stata accertata da foto satellitari presentate da Human Rights Watch, immagini che dimostrano come interi villaggi siano stati rasi al suolo. Possibile una simile vergogna nella Birmania di Aung San Suu Kyi?

di Paolo Salom

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