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sabato 31 dicembre 2016

2016 - Le buone notizie sui diritti umani

Corriere della Sera
Per moltissimi versi il 2016 è stato un anno nero per i diritti umani. Ma ci sono tante buone notizie che vanno ricordate. Sono il frutto della pressione dal basso, della società civile che ogni giorno manifesta, promuove appelli, organizza iniziative spesso coronate dal successo.



Nel 2016, Amnesty International ha contribuito alla scarcerazione di quasi 650 prigionieri di coscienza (una media di poco meno di due al giorno), a migliorare le leggi in 40 paesi e a far condannare criminali di guerra. Queste sono le migliori notizie dell’anno, una per mese.

21 gennaio: l’Alta corte dello Zimbabwe dichiara illegali i matrimoni di ragazze di età inferiore ai 18 anni, abrogando una norma che finora aveva consentito a bambine anche di 12 anni di sposarsi col consenso dei genitori.

26 febbraio: due ex militari dell’esercito del Guatemala sono condannati complessivamente a 360 anni di carcere per aver ridotto in schiavitù sessuale e aver torturato, nel 1982 e 1983, 15 donne all’interno del distaccamento militare di Sepur Zanco.

15 marzo: dopo oltre quattro anni di carcere e di appelli, esce dal carcere il poeta del Qatar Mohamed al-‘Ajami, noto come il “poeta dei gelsomini”. Nel novembre 1012 era stato condannato all’ergastolo per “incitamento pubblico al rovesciamento del sistema”, “sfida pubblica all’autorità dell’Emiro” e “diffamazione pubblica del principe della Corona”. Nel febbraio 2013 la condanna era stata commutata in 15 anni di carcere.

9 aprile: l’attivista studentesca di Myanmar Phyoe Phyoe Aung viene rilasciata insieme a un’altra decina di studenti in carcere. Era stata arrestata nel marzo 2015 durante una manifestazione pacifica indetta dagli studenti per protestare contro una riforma universitaria. Per i reati dei quali era imputata, rischiava fino a nove anni di carcere. Amnesty International aveva inserito il suo caso tra quelli della maratona Write for rigths 2015.

3 maggio: Atena Farghadani, giovane vignettista e promotrice di campagne per la scarcerazione dei prigionieri politici in Iran, è rilasciata dopo che in appello la sua condanna a 12 anni e nove mesi di carcere, inflittagli il 1° giugno 2015, viene ridotta a un anno e mezzo, buona parte dei quali già scontati. Atena Farghadani era stata giudicata colpevole di “collusione per compiere crimini contro la sicurezza nazionale”, “propaganda contro il sistema”, “offesa alla Guida suprema” e “offesa a membri del parlamento”.

7 giugno: dopo quasi quattro anni di prigionia, un tribunale dello stato di Sinaloa, in Messico, dispone la scarcerazione di Yecenia Armento Graciano. La donna, madre di due figli, era stata arbitrariamente arrestata dalla polizia investigativa dello stato di Sinaloa il 10 luglio 2012, picchiata, quasi asfissiata e violentata nel corso di 15 ore di torture fino a quando era stata costretta a “confessare” il coinvolgimento nell’omicidio del marito.

21 giugno: la Corte penale internazionale condanna Jean-Pierre Bemba, già ex vicepresidente della Repubblica Democratica del Congo e poi leader di un gruppo armato operante nella Repubblica Centrafricana, a 18 anni di carcere per crimini di guerra.

14 luglio: la Corte suprema di El Salvador annulla per incostituzionalità la legge di amnistia del 1993. Nei successivi 23 anni, la legge ha impedito di fare luce sui crimini commessi durante il conflitto interno tra il 1980 e il 1992, quando oltre 75.000 persone furono torturate, uccise e fatte sparire.

26 agosto: nella Repubblica Democratica del Congo vengono rilasciati Fred Bauma, Yves Makwambala, Christopher Ngoyi e Jean Marie Kalonji, quattro attivisti per la democrazia che rischiavano lunghe condanne e persino la pena di morte per accuse inventate di “complotto contro il capo dello stato”. Amnesty International aveva raccolto oltre 170.000 adesioni all’appello per il loro rilascio.

27 settembre: in Italia il Consiglio di stato dichiara Ungheria e Bulgaria paesi non sicuri versi i quali rinviare persone richiedenti protezione internazionale. In entrambe le sentenze sono menzionate le preoccupazioni e le denunce di Amnesty International riguardo al trattamento riservato ai richiedenti asilo in quei due paesi.

17 ottobre: per la prima volta un tribunale della Corea del Sud assolve due obiettori di coscienza al servizio militare che in primo grado erano stati condannati a 18 mesi di carcere. Lo stesso giorno è respinto anche il ricorso della pubblica accusa contro l’assoluzione, in primo grado, di un terzo obiettore di coscienza.

17 novembre: viene scarcerato Rosmit Mantilla, parlamentare del partito “Volontà popolare” e attivista per i diritti delle persone Lgbti in Venezuela. Era stato arrestato il 2 maggio 2014, quando il suo partito era all’opposizione, con l’accusa di aver ricevuto fondi per finanziare le proteste antigovernative che avevano avuto luogo nella prima parte di quell’anno: accusa basata unicamente su una testimonianza anonima.

4 dicembre: il Genio militare degli Stati Uniti d’America annuncia il blocco della costruzione dell’oleodotto del Nord Dakota, il cui tracciato sarebbe passato sotto il fiume Missouri e nei pressi della riserva sioux di Standing Rock. Amnesty International aveva sostenuto le proteste delle comunità native, non coinvolte nella fase di progettazione, legate ai rischi per l’acqua e l’ambiente.

Riccardo Noury

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