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mercoledì 9 novembre 2016

Referendum USA - Passi indietro nell'abolizione della pena di morte in Nebraska, Oklahoma e California

Blog Città per la Vita - Comunità di Sant'Egidio
Referendum USA: Preoccupazione e sconforto tra gli abolizionisti: torna il consenso alle esecuzioni in Nebraska, Oklahoma e California


Insieme alle elezioni presidenziali si sono tenuti ieri negli USA anche tre referendum sull'applicazione della pena di morte che hanno dato risultati sconfortanti, facendo fare al paese parecchi passi indietro rispetto al recente trend abolizionista. 

In Nebraska, si è votato sul rigetto o mantenimento della legge di abolizione della pena capitale che l'assemblea legislativa aveva approvato nel maggio 2015, superando il veto del governatore. Più del 62% dei votanti si è dichiarato a favore del reinserimento della pena di morte nella legislazione dello Stato.

In California, stato mantenitore, si è votato sulla sostituzione della pena capitale con l'ergastolo senza possibilità di grazia (Proposition 62). Inoltre, si è votato sulle norme che regolano appelli e petizioni dei condannati a morte, per ridurre ad un massimo di 5 anni il tempo per esaurirli (Proposition 66) e sull'obbligo di lavoro per i condannati a morte, inteso quale mezzo per indennizzare i famigliari delle vittime. Il 54% dei votanti ha rifiutato di abolire la pena di morte, mentre il 51% ha votato per rendere più rapido il processo di appello dei condannati a morte. 
La California aveva già votato nel 2012 sull'abolizione della pena di morte: allora il 52% dei votanti si era dichiarato contrario.

In Oklahoma la pena di morte è ammessa ma vige una moratoria da ottobre 2015 in attesa di verificare i problemi di alcuni metodi di esecuzione. Ieri si è votato su un emendamento costituzionale che ammette la pena di morte, rifiutando di considerarla punizione crudele ed inumana, e considera costituzionali tutti i metodi di esecuzione, esclusi quelli vietati dalla costituzione federale. Più del 66% dei votanti si è dichiarato a favore della costituzionalità della pena di morte.

1 commento:

  1. Tre a zero per la pena di morte? Non proprio.

    In crisi da vent’anni, ignorata nei dibattiti presidenziali, la pena di morte americana avrebbe segnato tre punti lo scorso otto novembre: ma non è proprio vero. In apparenza lo scorso election day ha visto assestare un duro colpo alle speranze abolizioniste, ma la situazione è molto più complicata di quanto non appaia a prima vista.

    In Nebraska l’elettorato, nonostante la catastrofe dei Beatrice Six, ha fatto tornare il patibolo eliminato dal parlamento un anno prima. Dal 1976 il Nebraska ha compiuto tre esecuzioni, l’ultima delle quali vent’anni fa e, se le cose continuano così, fra un decennio forse riuscirà ad ammazzare un paio di disgraziati. Da notare che gli elettori non hanno votato per la vera schifosa pena di morte della realtà dei fatti, ma per quella immaginaria che viene propinata dai politicanti forcaioli, come del resto accade in Colorado e in tutta l’America.
    http://www.denverpost.com/2016/12/10/make-no-mistake-brauchler-is-choosing-the-death-penalty/

    Più dilettevole il caso dell’Oklahoma dove è passata una modifica costituzionale unica al mondo. Gli elettori, dopo alcune esecuzioni particolarmente atroci, hanno deciso che la pena di morte non possa mai essere dichiarata incostituzionale perché “crudele e inusuale”, a meno che non lo faccia la Corte Suprema federale: “any method of execution shall be allowed, unless prohibited by the United States Constitution.” Quindi “giustiziare” qualcuno tagliandolo a metà con una sega a motore sarà assolutamente costituzionale, almeno in Oklahoma. Sospetto che le due corti supreme dell’Oklahoma e quella di Washington DC non gradiranno la cosa.

    Ben più intrigante e intricata è la proposizione che hanno votato gli elettori Californiani. Nel Golden State hanno 740 condannati a morte, ma in quarant’anni ci sono state solo 13 esecuzioni (al costo di 400 milioni di dollari l’una), così i District Attorneys sono riusciti a far approvare la Proposizione 66 che prevede un radicale cambiamento nel modo di condurre gli appelli capitali. Questi sono stati tolti dalla competenza della Corte Suprema e messi nelle mani delle corti di base, le stesse che hanno fatto i processi. Inoltre i tempi previsti sono stati decurtati e si pretende che avvocati privi di esperienza si occupino dei complicatissimi appelli capitali. Non credo proprio che la Corte Suprema della California e quella di Washington accetteranno che la quarantennale giurisprudenza sull’appello capitale sia ribaltata da un manipolo di DA in fregola elettorale.
    http://www.ocregister.com/articles/passed-735184-californians-unfortunate.html#

    In tutto questo il Movimento Abolizionista italiano ha brillato per la sua assenza: e non è stato un male, perché un tempo c’erano organizzazioni e personalità che ci mostravano il cammino, mentre ora c’è il tedioso chiacchiericcio sulla rituale conta biennale dei fagioli per una moratoria all’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Conta biennale che questa volta ha prodotto un grave danno. Il testo che è stato approvato contiene una nuova versione dell’emendamento Singapore, quello che ribadisce la sovranità nazionale dei singoli stati e che era stato fortunosamente evitato nel 1994, 1999 e 2007. Un emendamento pericolosissimo che può mandare indietro di decenni la lotta per i diritti umani e contro la pena di morte:
    The General Assembly,
    “Reaffirms the sovereign right of all countries to develop their own legal systems, including determining appropriate legal penalties, in accordance with their international law obligations”

    Ricordo che la prima e migliore risoluzione abolizionista dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite risale al 1968, quando le Risoluzioni 2393 e 22394 collegarono pena di morte e tortura.

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