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lunedì 31 ottobre 2016

Migranti: agenzia Ue, Italia carente su protezione minori. Forte riluttanza ad accogliere in piccoli comuni

Ansa
Bruxelles - "La tutela dei diritti dei minori non accompagnati che arrivano in Europa è a rischio e le risposte comunitarie continuano a essere carenti". E' il monito dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra), che in uno studio sulla situazione in sette Paesi Ue soggetti ai principali flussi migratori - Austria, Bulgaria, Germania, Grecia, Italia, Ungheria e Svezia -, cita più volte l'Italia come esempio negativo.

Secondo lo studio, condotto da settembre 2015 a settembre 2016, dare ai minori non accompagnati "adeguate strutture specializzate" resta "una sfida" in vari Paesi, "come Bulgaria, Ungheria e Italia". Nel documento, l'Italia è citata per la carenza di informazioni fornite ai minori "riguardo ai propri diritti e alla protezione internazionale" e per i ritardi nella nomina dei tutori, "fino a otto mesi", che impediscono "l'accesso all'accoglienza e al ricongiungimento famigliare".

Le procedure d'asilo per i minori si rivelano un percorso a ostacoli e, in Italia, Grecia e Bulgaria, "sono spesso state avviate senza la presenza di un tutore".
Agenzia Ue, in Italia forte riluttanza ad accogliere migranti in piccoli comuni
Su sette Paesi che lo scorso anno sono stati soggetti ai più massicci flussi migratori in Ue, l'Italia è quello che ha fatto registrare "la più forte riluttanza locale a ricevere" migranti e richiedenti asilo, "in particolare nei piccoli comuni". 
Emerge da uno studio dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra) sulla situazione in Austria, Bulgaria, Germania, Grecia, Italia, Ungheria e Svezia, dal settembre 2015 al settembre di quest'anno.

Sebbene diversi Paesi Ue, tra cui Italia, Austria e Germania abbiano "fatto progressi nello sviluppo degli standard di accoglienza" - evidenzia la relazione - le reazioni negative delle comunità locali verso i migranti e le strutture di accoglienza sono "in aumento". I

 motivi delle proteste sono da ricercare soprattutto nella paura di "un danno economico per la popolazione locale" e di "un indebolimento della legalità". Gli episodi "xenofobi e razzisti", si legge infine nel documento, si verificano "in luoghi trasversali in tutti i Paesi dell'Ue".

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