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domenica 26 giugno 2016

Corridoi Umanitari - Aboudi, dalle bombe della Siria alle cure del Gaslini di Genova

La Repubblica - Genova
La storia - Un bambino siriano affetto da spina bifida, ha potuto raggiungere l'Italia grazie al corridoio umanitario e alla Comunità di Sant'Egidio
Il padre: "Ci stava a cuore la sua salute, ma non avremmo mai potuto rischiare la sua vita a bordo dei barconi..."

Aboudi a Genova preso in cura dall'Ospedale Gaslini
Aboudi guarda da dietro gli occhiali rotondi che lo fanno assomigliare a Harry Potter, è divertito dalla macchina fotografica, ha imparato a dire "ciao" e "sono stanco" , spiega sorridendo Aziz, l'interprete, «perché questi giorni in effetti, il viaggio, l'accoglienza, le visite mediche sono state un po' impegnative». 

Aboudi, diminutivo familiare di Abdel, ha dieci anni ed è nato a Homs in Siria, dove i suoi genitori, Khaled e Rima, si sono visti distruggere la casa sotto i bombardamenti.
«La casa è stata colpita e siamo scappati, poco dopo è crollata completamente - racconta Khaled, 34 anni come la moglie - avevamo affittato un altro alloggio in un quartiere diverso ma poi la guerra continuava e siamo scappati in Libano». 

I bombardamenti si allontanano, ma la vita è difficile: «In Siria avevo un'attività da cambiavalute, in Libano ho fatto l'imbianchino ma non importa - sorride Khaled - A noi stava a cuore Aboudi, avevamo deciso di portarlo in Europa, perché aveva bisogno di cure. Ma non avremmo mai potuto rischiare la sua vita a bordo dei barconi...».

Aboudi è nato con la spina bifida, è stato già 
operato ad Homs nei primi anni di vita, ma quando è scoppiata la guerra curarsi è diventata un'impresa impossibile. Adesso,
Aboudi all'arrivo a Roma con i corridoi umanitari
nella saletta del Convento dell'Annunziata dove la famiglia Nasser, in un'ennesima tappa di tre anni di spostamenti attraverso tre paesi, è ospite della Comunità di Sant'Egidio, il futuro ha ripreso colore. Khaled, Rima e Aboudi sono infatti arrivati a Genova attraverso uno dei corridoi umanitari che la Comunità continua a chiedere ai governi internazionali per avviare un vero canale di salvezza per i profughi, in particolare chi ha condizioni più difficili e delicate, verso l'Europa, e dire basta alla strage dei migranti che cercano di fuggire attraverso il mare o le frontiere sempre più chiuse.
«Noi abbiamo fatto arrivare circa 250 famiglie - spiega Andrea Chiappori, presidente della Comunità a Genova - a Genova loro sono i primi, ma siamo disponibili ad accoglierne altri. Non si può attendere ancora, la scelta dei corridoi umanitari, soprattutto per determinati casi, è l'unica possibile». Khaled è entrato in contatto con i volontari di Sant'Egidio in Libano, ha raccontato la storia di Aboudi, l'unica preoccupazione sua e di Rima. Sono stati fatti tutti i passi necessari, contattato a Genova l'ospedale Gaslini, dove Aboudi è già stato visitato nel reparto di neurochirurgia, e dove verrà ricoverato nelle prossime settimane perché i medici genovesi riescano a ridargli, chissà, la possibilità se non di correre come i suoi coetanei almeno di potersi alzare dalla carrozzina blu dov'è seduto ora. Poi, sono volati in Italia, una prima sosta e a Roma e l'arrivo a Genova venerdì scorso, con una festa tutta per loro all'Annunziata. 

«Ci ha colpito molto la disponibilità che abbiamo incontrato, l'accoglienza che abbiamo visto anche per un bambino disabile. Non è così dappertutto purtroppo» sottolinea Rima, che ha occhi solo per il figlio che le siede di fronte e che con qualche sorrisetto e una battuta la fa ridere. Ma cosa si pensa dall'altra sponda del Mediterraneo, tra i profughi che vogliono venire in Europa, degli ostacoli spesso insormontabili posti davanti ai migranti? Khaled sospira. «Non c'è da pensare. Un mio zio, con le barche, è venuto via dalla Siria, ora è in Germania. Noi dovevamo comunque partire, per lui. Poi, quando ci sarà la pace, torneremo in Siria. Cosa mi ha colpito qui? La sensazione di sicurezza. Di poter vivere. Noi e lui».

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