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giovedì 3 marzo 2016

Sud Sudan, 12 mila bambini soldato mandati al massacro della guerra

Africa ExPress
La denuncia di Human Rights Watch è chiara, precisa e circostanziata: in Sud Sudan sia il governo sia i ribelli stanno reclutando bambini, anche sui 13 anni, per farli combattere nella guerra civile che insanguina il Paese dal dicembre 2013. 


lI rapporto è stato respinto dal governo che cita una legge in vigore dal 2008 secondo cui è vietato l’impiego di bambini soldato. Già, ma le leggi spesso vengono violate e calpestate, specie in casi dove la guerra infuria senza quartiere. Reclutare minori sotto i 15 anni viene considerato dalle leggi internazionali crimine di guerra. Comunque la coscrizione sotto i 18 anni è vietata, specie poi se è forzata.

Daniel Bekele, il direttore dell’ufficio Africa di HRW è stato molto categorico: “Entrambi i contendenti hanno più volte promesso che avrebbero bloccato la pratica di reclutare ragazzini ma non hanno mantenuto la parola. Usano regolarmente i minori in combattimento”.
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Un ragazzino sedicenne intervistato a Bantiu ha raccontato il suo terrore quando il giorno dopo essere stato reclutato con la forza gli è stato messo in mano un mitra da un comandante ribelle e spedito in prima linea a combattere.

Ma i reclutamenti non sono solamente forzati. HRW ha documentato a Malakal che in alcuni casi, i ragazzini hanno lasciato volontariamente il campo profughi protetto dalle Nazioni Unite per entrare nella milizia di Olony, il capo di una milizia che prima era schierato con i ribelli e ora è passato nel campo dei filogovernativi. Una mamma ha raccontato come i suoi figli, uno di 13 anni e l’altro di 14, si siano arruolati con Olony nel dicembre 2014. Un’altra donna ha raggiunto il figlio nelle baracche del capo ribelle per convincerlo a tornare a casa, ma non c’è riuscita.

Secondo l’UNICEF (il fondo dell’ONU per l’infanzia) l’anno scorso sono stati arruolati oltre 12 mila bambini, la maggior parte maschi, sia da parte del governo sia da quella dell’opposizione. Dall’inizio del 2015 l’agenzia ha negoziato il rilascio di 3000 ragazzini da parte del gruppo ribelle comandato da David Yau Yau nella regione di Pibor nello Stato di Jonglei: “Non abbiamo potuto portarli via tutti e molti continuano a combattere”, ha raccontato un portavoce dell’organizzazione.

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