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sabato 16 gennaio 2016

Italia carcere - I dati forniti dal ministro: in forte aumento l'accesso alle misure alternative

Il Sole 24 Ore
Carceri, boom di misure alternative, in 5 anni aumento del 100 per cento



Sulla situazione delle carceri siamo a un punto di svolta. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, rispondendo alla Camera al question time, traccia un bilancio lusinghiero del primo anno di applicazione delle norme che hanno introdotto sanzioni non detentive. Un esito sicuramente incoraggiante: al 31 dicembre scorso la popolazione carceraria è scesa a 52.164 detenuti, di cui sono 39.274 i soggetti che si trovano in regime di esecuzione esterna.

"Per comprendere il salto di qualità - ha sottolineato il ministro - cito un altro dato: a fine 2010, l'anno in cui venivano notificati i ricorsi Torreggiani al Governo italiano, il numero dei soggetti in esecuzione penale esterna era di 21.494 ed erano 67.971 i ristretti in carcere. Una crescita di quasi 18.000 unità in termini assoluti, e quasi del 100% in termini percentuali".

"Ciò significa - ha proseguito Orlando - che nel ridurre la popolazione carceraria non abbiamo generato impunità, posto che il numero di detenuti trattati dal sistema penale che è rimasto grossomodo invariato. Ciò che è cambiato è la cultura di esecuzione della pena. E questo risultato si deve anche al lavoro straordinario svolto dalla magistratura e dalla polizia penitenziaria, e all'apporto degli enti locali, chiamati sempre più spesso ad offrire possibilità di lavoro esterno per i detenuti".

Le convenzioni stipulate nel corso del 2015, hanno reso disponibili 12.687 posti di lavoro per lo svolgimento di carattere riparativo. A fine 2015 i detenuti ammessi al lavoro esterno erano 1.413 mentre la sanzione della messa alla prova era in corso in favore di 6.557 condannati, al posto dei 505 destinatari della misura al 1° gennaio dello stesso anno. "Anche il dato delle misure eseguite - puntualizza Orlando - nell'intero periodo, pari a 9.690, descrive un trend assolutamente positivo, dimostrando altresì da parte di avvocati e magistrati la condivisione di una comune cultura innovativa, concretamente orientata nella prospettiva di cambiamento e di attuazione del dettato costituzionale".

Esulta Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della camera, e relatrice della legge sulla messa alla prova (la n. 67 del 2014): "le nuove norme stanno funzionando: il bilancio, a un anno e mezzo dall'entrata in vigore, è più che positivo. È un istituto che ci avvicina a un'idea riparativa della giustizia che ha già dimostrato buoni risultati in altri ordinamenti, un'idea di sanzione che da un lato impone obblighi e prescrizioni a chi commette un reato e dall'altro risponde a esigenze risarcitorie in favore della collettività e della vittima".

di Giovanni Negri

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