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domenica 30 agosto 2015

Birmania: rilasciati settemila detenuti, ma continua repressioni su studenti e attivisti

Reuters
Quattro studenti, arrestati per le proteste che si sono svolte nel marzo scorso contro la riforma dell'istruzione approvata dal parlamento birmano, sono in regime di isolamento dal 22 agosto. 

Molti giovani erano scesi in strada per più di un mese, chiedevano di cambiare la legge, la decentralizzazione del sistema educativo, la formazione di sindacati di categoria e l'insegnamento anche nelle lingue delle maggiori minoranze etniche del Paese. Le richieste, però, come spesso accade in Birmania, sono state inascoltate. E gli studenti hanno ricevuto solo arresti e repressione.

I giovani, Naing Ye Wai, Aung San Oo, Jit Tu e Nyan Lin Htet, che ancora non sono stati processati e dunque condannati, nei giorni passati avevano promosso uno sciopero della fame per protestare contro il divieto di libertà su cauzione richiesto per riuscire a partecipare alla sessione di esami in programma dal 17 al 29 settembre prossimo alla Yadanarpon University, a Mandalay.

"I quattro studenti non sono stati ancora condannati e, in conformità con le norme internazionali sui detenuti, dovrebbero essere autorizzati a presentarsi ai loro esami", spiegano le associazioni per i diritti umani "Assistance Association for Political Prisoners" (Aapp) e "Former Political Prisoners Society" (Fpps) in un comunicato congiunto dove chiedono la loro liberazione. "La scelta di punire gli studenti per lo sciopero della fame, mettendoli in celle di isolamento, è completamente ingiustificata e può essere vista come un deliberato tentativo di scoraggiare tutti gli studenti a fare attivismo politico".

I giovani, che fanno parte del movimento giovanile "All Burma Federation of Student Unions" (ABFSU), sono stati arrestati per aver scritto con vernice spray frasi di protesta all'esterno della loro università. "Il compito di un istituto penitenziario dovrebbe essere correzionale", si legge nella nota delle due associazioni. "Ma la decisione del tribunale di respingere la loro richiesta limita in modo significativo le opportunità di un futuro migliore". Secondo AAPP e FPPS, la storia dei quattro studenti è uno dei tanti esempi di come le leggi in Birmania vengano ancora utilizzate per detenere gli attivisti politici al fine di soffocare la libertà di espressione e di dissenso. "L'arresto, la detenzione e il successivo trattamento dei giovani mette in evidenza la necessità di una drastica riforma del sistema giudiziario e carcerario del Paese".

Intanto, il 30 luglio scorso, il governo birmano guidato dall'ex generale dell'esercito Thein Sein - che aveva in precedenza promesso la liberazione di tutti i detenuti politici - ha rilasciato quasi sette mila prigionieri. Ma di questi, solo 13 sono attivisti. "Questo numero è drasticamente sproporzionato. Attualmente ci sono ancora circa 120 prigionieri politici dietro le sbarre e più di 400 persone sono in attesa di un processo", precisano le due organizzazioni per i diritti umani. Inclusi nella sanatoria sono stati 155 cittadini cinesi colpevoli di disboscamento illegale nello Stato Kachin, 153 dei quali erano stati condannati all'ergastolo. "Il loro rilascio, a meno di 10 giorni dopo la loro condanna a seguito delle richieste provenienti dalla Cina per liberare i prigionieri e farli tornare nel Paese di origine, solleva seri dubbi per quanto riguarda la sovranità della Birmania e la validità dello stato di diritto nel Paese".

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