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sabato 27 giugno 2015

I rimpatri forzati di migranti sono costosi, inutili e disumani

Internazionale
Il presidente del consiglio Matteo Renzi si è messo a rincorrere Matteo Salvini sull’immigrazione. Il 24 giugno, parlando davanti al senato in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno, il presidente del consiglio ha detto: “Lo dico guardando alla sinistra di quest’aula. Noi non possiamo più avere paura del concetto di rimpatrio”.
“Dobbiamo essere chiari: nel momento in cui si arriva in Italia senza titolo, le procedure di rimpatrio devono essere velocizzate. Non si fanno accordi di cooperazione con chi non accetta il rimpatrio”.

Con queste affermazioni Renzi manda due messaggi: uno al fronte politico interno e uno ai partner europei. Il premier risponde a Matteo Salvini e ai suoi sostenitori, e allo stesso tempo manda un segnale ai ministri dell’interno di Francia e Germania, che accusano l’Italia di non applicare il regolamento di Dublino, di non identificare i migranti arrivati sulle nostre coste e di non rimpatriare quelli irregolari, cioè quelli senza documenti e a cui non viene riconosciuto lo status di rifugiato.

“Chi ha diritto di restare in Italia deve restare in Italia, chi ha diritto di avere asilo verrà accolto, ma la sinistra non può avere paura del rispetto delle regole, un concetto a cui ci dobbiamo tenacemente aggrappare di fronte a un’ondata che mette a rischio la stessa idea dell’Europa”, ha detto Renzi.

Renzi parla agli interlocutori politici nazionali. E dice: io appartengo alla sinistra che rispetta le regole. E in questo modo accusa una parte della sinistra di non rispettare le regole. Parla alla sinistra come se fosse un partito d’opposizione, e in questo modo usa i migranti come un capro espiatorio, come uno spauracchio per spaventare i cittadini che temono “l’invasione”, “l’esodo” di migliaia di persone. Renzi rassicura la classe media, il ceto medio impoverito. Cari cittadini, vi difenderemo dai clandestini, vi difenderemo da chi non ha titoli per restare in Europa: i migranti economici irregolari.

Così il presidente del consiglio introduce una distinzione ontologica tra il migrante economico e il richiedente asilo. E grazie a questa distinzione il premier si permette un atteggiamento cerchiobottista e retorico: mostrare i muscoli verso i migranti irregolari e allo stesso tempo mostrarsi accogliente verso richiedenti asilo e rifugiati. Come a dire: chi scappa dalle guerre lo accogliamo, chi scappa da povertà e miseria lo rimandiamo indietro. Peccato che il rimpatrio di tutti gli irregolari, oltre che disumano, è impossibile, costoso e inutile.

Sul concetto di rimpatrio forzato e della sua inutilità
Le affermazioni di Matteo Renzi davanti al senato sono perfettamente in linea con le posizioni del governo francese, che dopo la sconfitta alle amministrative del 2014 si è messo a rincorrere il Front national, mostrando il pugno duro contro l’immigrazione. Anche il premier britannico David Cameron ha vinto le elezioni di maggio con una campagna elettorale molto aggressiva contro l’immigrazione illegale. Per rispondere al successo dei partiti nazionalisti e xenofobi in tutti i paesi europei, come il movimento Pegida in Germania, la Lega nord in Italia e il Partito del popolo danese in Danimarca, i governi europei hanno scelto una retorica che criminalizza l’immigrazione irregolare. Questa politica però ha dei costi molto alti.

Negli ultimi quindici anni, i paesi europei hanno speso circa 11,3 miliardi di euro per espellere i migranti irregolari e 1,6 miliardi per rafforzare i controlli alle frontiere. L’hanno calcolato i giornalisti dei Migrants files, un collettivo internazionale di venti cronisti, statistici ed esperti. I giornalisti dei Migrants files hanno anche avvertito che questi dati sono sottostimati. I diversi paesi europei non hanno una normativa comune per i rimpatri e non c’è trasparenza sui costi sostenuti dagli stati per questo tipo di sistema.

Per calcolare quanto costano effettivamente i rimpatri forzati, non bisogna contare solo le spese sostenute per organizzare i voli di espulsione forzata. Vanno aggiunte le somme usate per costruire e gestire i Centri di identificazione e di espulsione (Cie), dove vengono reclusi i migranti fino al momento del rimpatrio.

Annalisa Camilli

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