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venerdì 26 giugno 2015

Giordania: Uday Rajab dissidente alawita torturato a morte nelle carceri del regime di Assad

Corriere della Sera
Un anziano oppositore del regime di Assad, appartenente alla comunità alawita di cui fanno parte i clan al potere nel Paese, è morto dopo essere stato torturato in carcere. Uday Rajab era rientrato in Siria dall'esilio dopo aver ricevuto promesse dal governo di non subire persecuzioni. La notizia è stata data all'agenzia Ansa da avvocati siriani a Damasco che da anni lavorano alla difesa dei diritti umani nel loro Paese.

Uday Rajab
Uday Rajab era finito in carcere negli anni '80 perché membro dell'allora partito d'azione comunista ma poi era riuscito a fuggire all'estero, Originario di Jabla, un'altra roccaforte lealista, l'uomo era tornato rientrato dall'Egitto dopo che il ministro siriano della riconciliazione nazionale, Ali Haidar, gli aveva personalmente assicurato che al suo rientro in patria non avrebbe subito persecuzioni da parte del sistema di controllo e repressione del regime.

Ma la realtà è stata, purtroppo, molto diversa. Il dissidente è morto nelle ultime ore nell'ospedale militare di Tartus, porto nella regione costiera feudo dei clan alleati alla famiglia presidenziale degli Assad. Secondo le fonti, Rajab era stato ricoverato in ospedale dopo le gravi ferite riportate durante le percosse e torture subite nella caserma dei servizi di sicurezza militari di Tartus, dove era stato condotto nelle settimane scorse.

Sono centinaia i casi di dissidenti e oppositori politici alawiti finiti nelle carceri, in esilio o addirittura morti a causa delle persecuzioni del regime degli Assad, al potere dal 1970. Molti di questi dissidenti avevano ingrossato negli anni 70 e 80 le file delle formazioni di ispirazione comunista e laicista che chiedevano riforme politiche. Con lo scoppio della rivolta nel 2011, alcuni dissidenti alawiti hanno partecipato alla creazione a Damasco di piattaforme della opposizione interna al Paese e "tollerata" dalle autorità fino a quando queste sigle non sono tornate a chiedere reali riforme politiche, una richiesta che il regime considera tradizionalmente una invalicabile linea rossa.

di Monica Ricci Sargentini

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