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giovedì 23 aprile 2015

Indonesia, pena di morte - Monito di Parigi su esecuzione cittadino francese Serge Atlaoui

MISNA
Mentre resta ignota la data dell’esecuzione del prossimo gruppo di condannati per traffico di stupefacenti dopo quella di sei condannati a gennaio, il governo francese ha avvertito quello di Jakarta di ripercussioni diplomatiche se il francese Serge Atlaoui dovesse finire davanti al plotone d’esecuzione insieme a altri dieci individui, in maggioranza di nazionalità straniera.


L’appello di Atlaoui è stato respinto qualche giorno fa dalla Corte suprema e di conseguenza le possibilità legali per una sospensione della condanna sono assai scarse. Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha convocato ieri l’ambasciatore indonesiano a Parigi, mentre il presidente Francois Hollande ha segnalato con chiarezza che una eventuale esecuzione danneggerebbe i rapporti tra i due paesi.

Posizioni che seguono quelle dell’Australia, che da mesi esercita una forte pressione sul governo indonesiano – con minacce ma anche con proposte di cooperazione economica – per salvare la vita di due suoi cittadini. Lo stesso sta facendo, anche se con minore visibilità, il governo filippino per una sua cittadina. Tra i condannati nel braccio della morte nel carcere di Nusa Kambangan vi sono anche cittadini vietnamiti, ghanesi e nigeriani, oltre che indonesiani.

La fucilazione a gennaio di un olandese e di un brasiliano aveva portato a pesanti attriti diplomatici, soprattutto tra Brasilia e Jakarta, poi rientrati.

Una eventuale esecuzione di Atlaoui – possibile quando sarà finito l’esame degli altri appelli pendenti presso la Corte suprema – sarebbe la prima di un cittadino francese in un quarantennio. Con una forte maggioranza della popolazione d’accordo con la linea dura verso produttori e trafficanti di droga, con la necessità di coprire con azioni di forte richiamo altre meno popolari (come il taglio dei sussidi pubblici ai prodotti petroliferi e altri beni) e anche contrastare gli attacchi dell’opposizione alla sua linea considerata troppo sociale, il presidente Joko Widodo ha già chiarito che non ci saranno provvedimenti di grazia. Nella leadership indonesiana c’è anche coscienza che il crescente ruolo strategico e soprattutto economico del paese, aperto a investimenti e a cooperazione, lo rende un partner appetibile al di là di contrasti temporanei.

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