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venerdì 24 aprile 2015

Carcere: il lavoro può abbattere recidiva dal 90 al 10% e farebbe risparmiare 210 milioni di euro

ConfCooperative
Tra i detenuti che non svolgono programmi di reinserimento la recidiva sfiora il 90%, mentre tra i detenuti che lo seguono scende al 10%

L’abbattimento della recidiva porterebbe a un risparmio di 210 milioni di euro. Il recupero dei detenuti è di per sé un fatto umano, sociale di inestimabile valore che ha, anche, un risvolto economico per la collettività. È quanto emerso dal dialogo confronto “Per rieducare un carcerato ci vuole un villaggio” svolto a Roma, al Palazzo della Cooperazione e promosso da Alleanza delle Cooperative Sociali, Cdo Opere Sociali e Forma su come la riforma del sistema penitenziario potrà favorire il recupero umano e sociale delle persone detenute.

«Siamo pronti a dare il nostro contributo agli “Stati generali sul carcere”. Il nostro impegno è rinforzare l'alleanza con le istituzioni per realizzare in ogni carcere d'Italia esperienze lavorative finalizzate al recupero del detenuto. I dati sulla recidiva parlano chiaro: tra i detenuti che non svolgono programmi di reinserimento la recidiva sfiora il 90%, mentre tra i detenuti che seguono questo percorso di inserimento lavorativo la recidiva si riduce alla soglia del 10%». Lo ha detto Giuseppe Guerini, presidente Alleanza Cooperative Sociali, che ha introdotto e concluso i lavori.

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando ha dichiarato «le cooperative sono l'attore più idoneo a realizzare gli interventi per il lavoro nelle carceri e a creare il ponte con il dopo carcere per l’inserimento lavorativo».

Riprendendo le parole del ministro Orlando, Monica Poletto, presidente CDO Opere Sociali ha osservato che «per essere sussidiaria nel suo esito, la riforma del sistema penitenziario dovrà essere sussidiaria anche nella sua genesi. Nella sua predisposizione occorre dunque coinvolgere tutti i soggetti che stanno facendo esperienze positive di rieducazione all’interno delle carceri. Affinché si realizzi un sistema più giusto, che tenga più conto della centralità della persona, bisogna sempre partire da ciò che già c’è ed opera e collaborare per capire come possa essere sviluppato».

Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, Luigi Bobba – Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Gabriele Toccafondi – Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca; Edoardo Patriarca – Parlamentare e presidente Centro Nazionale per il Volontariato – Lucca.

Nella mattinata il “villaggio carcere” si è raccontato attraverso le testimonianze di persone recluse che lavorano in Sicilia, a Padova e presso le cooperative sociali Men at Work di Roma e Il Germoglio di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino). Altre esperienze significative sono state quelle di don Claudio Burgio dell’associazione Kayròs del carcere minorile Beccaria di Milano, di un ex detenuto della cooperativaHomo Faber di Como e dei volontari dell’associazione Incontro e Presenza di Milano. Altre voci interessanti sono venute dal mondo della formazione professionalein carcere e dall’esperienza di volontariato Vic, nel carcere di Rebibbia.

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