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mercoledì 18 marzo 2015

Diritti umani: le condizioni di Camp Liberty in Iraq

L'Opinione
Non molto conosciuta all’opinione pubblica nazionale ed europea è quello che accade in una delle più grandi “prigioni” dell’Iraq: Camp Liberty. Secondo la resistenza iraniana, Camp Liberty è un vero e proprio campo di concentramento utilizzato dal regime iraniano per imprigionare i dissidenti. In ambito Onu e tra le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani, la condizione di più di 3000 dissidenti iraniani è divenuta una delle problematiche più importanti da affrontare.
Ben 25 Organizzazioni non Governative hanno rivolto un appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite e alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite per esprimere profonda preoccupazione circa le allarmanti condizioni umanitarie e di violazione dei diritti umani dei residenti di Camp Liberty. Tra le Ong che hanno sottoscritto l’appello vi è anche il Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani, che nella giornata del 13 Marzo 2015, a nome del segretario generale Antonio Stango, ha fornito consistenti preoccupazioni alle Nazioni Unite. Le condizioni disumane a Camp Liberty sono, sotto tutti i punti di vista, simili a quelle di una “prigione speciale”.

Secondo le numerose inchieste indipendenti, il governo iracheno ha imposto un feroce assedio nei confronti dei residenti del campo. Questo assedio, che suscita preoccupazione per la vita dei residenti, ha provocato una considerevole condanna da parte della comunità medica internazionale. Il governo iracheno da accordi firmati nel dicembre 2011 è tenuto a rispettare i diritti fondamentali dei residenti del Campo fornendo loro protezione. Contrariamente a tutte le garanzie fornite alle Nazioni Unite e agli Stati Uniti, i residenti sono stati privati del diritto di vendere le proprie proprietà rimaste a Camp Ashraf, che sono state saccheggiate e depredate dal governo iracheno e dalle forze paramilitari presenti nella regione. Non dimentichiamo che la vita stessa e il reinsediamento di tali profughi è frutto anche del ricavato dalla vendita delle proprietà saccheggiate al governo iracheno.

In una dichiarazione del 10 novembre 2014, l’Associazione Medica Mondiale ha sottolineato che “secondo le testimonianze e le relazioni delle organizzazioni per i diritti umani, i diritti fondamentali dei quasi 3000 abitanti, come l'accesso alle cure mediche e ai medicinali o il diritto dei pazienti ad avere possibilità di consultare infermieri e medici in caso di necessità, sono costantemente violati”. Tali continue contravvenzioni hanno rapidamente deteriorato le civili e sane condizioni di salute di molti pazienti di Camp Liberty registrando anche qualche decesso. La richiesta della Comunità internazionale e delle 25 Organizzazioni Non Governative (tra le quali il Comitato Helsinki Italia per i diritti umani) è quella di rimuovere immediatamente l’assedio disumano di cui sono vittime i residenti di Camp Liberty, ristabilendo le dovute condizioni di rispetto della dignità umana garantite dalle convenzioni internazionali.

Le Nazioni Unite e la comunità internazionale sono sollecitate a brandire opportuni provvedimenti per convincere il governo iracheno a rimuovere il crudele assedio, garantendo sia un accesso senza restrizioni dei residenti ai servizi medici essenziali, sia alla libertà, dei rifugiati, di poter vendere i beni mobili e immobili ubicati nel campo di Ashraf, come da accordi precedentemente garantiti dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti. Bisogna attivarsi in tutte le sedi internazionali per una risoluzione della questione di Camp Liberty che deve essere posta costantemente all’attenzione del Consiglio per i Diritti Umani a Ginevra e diventare prioritaria per l’Unione Europea.

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