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mercoledì 25 febbraio 2015

Marocco: più di 800 migranti sub-sahariani detenuti in tutto il Paese. Tra loro minori e richiedenti asilo

La Repubblica
È in corso una vasta operazione di detenzione di migranti d'origine sub-sahariana: al di fuori di tutte le procedure legali, in violazione alla legge marocchina e contro tutte le convenzioni internazionali. La denuncia del Gadem (Gruppo antirazzista di difesa e d'accompagnamento degli stranieri e dei migranti) e del Ccsm (Consiglio dei Migranti Sub-sahariani in Marocco). Tra i migranti detenuti ci sono minori, richiedenti asilo e persone in attesa di regolarizzazione. Sono trattenuti in diversi centri di detenzione.


In Marocco è in corso una vasta operazione di detenzione di migranti d'origine sub-sahariana: al di fuori di tutte le procedure legali, in violazione alla legge marocchina e contro tutte le convenzioni internazionali ratificate dal regno, denunciano Gadem (Gruppo antirazzista di difesa e d'accompagnamento degli stranieri e dei migranti) e Ccsm (Consiglio dei Migranti Sub-sahariani in Marocco). Almeno 1.200 persone sono state arrestate il 10 febbraio 2015 secondo le informazioni diffuse dall'Amdh (Associazione Marocchina per i Diritti Umani) e trasferite "contro la loro volontà" su autobus in varie città marocchine. Tra i migranti detenuti ci sono minori, richiedenti asilo e persone in attesa di regolarizzazione. Sono in queste ore trattenuti in diversi centri di detenzione a Errachidia, Goulmina, El Jadida, Safi, Kelaat, Sraghna, Chichaoua, Tiznit, Essaouira, Youssoufia e Agadir.

La mappa dei centri di detenzione. Realizzata grazie ad una missione in tutto il paese, la mappa localizza i diciotto centri di detenzione che il gruppo di attivisti di Gadem è riuscito a documentare. L'associazione per la difesa dei migranti ha denunciato i fermi come arbitrari. I migranti sono stati divisi nelle città costiere e interne, dove alcune strutture nazionali come centri sportivi o colonie estive sono state trasformate in luoghi di detenzione, che non sono idonei secondo la legge. "Abbiamo paura di essere deportati. Cosa ci succederà? Quali sono i nostri diritti? Le autorità marocchine non ci danno risposta".

Al telefono rispondono due migranti della Guinea Conakry, trattenuti in una struttura sorvegliata e inaccessibile alle organizzazioni che in queste ore stanno cercando di entrare per verificare la situazione di detenzione. Abubakari, guineano di 28 anni è detenuto a El Kelâa Des Sraghna (vicino a Marrakesh) insieme a lui 58 uomini tra cui Camerunesi, Maliani, Ivoriani, Guineani, Burkinabè, Congolesi, Gabonesi, Centro Africani e Senegalesi. Abubakari continua: "Ci sono una decina di minori e anche un ragazzo ferito". I migranti raccontano: "Ci hanno fotografato e identificato. Sono passati giorni e nessuno di noi sa cosa ci succederà". Secondo le testimonianze raccolte le ambasciate dei paesi di provenienza sono già state avvisate e alcune tra cui la Guinea Conakry e il Cameron hanno visitato i centri di detenzione.

Gli accampamenti non sono più tollerati. Tutto è cominciato con l'operazione eccezionale di regolarizzazione marocchina che si è conclusa brutalmente lo scorso 12 febbraio, quando il campo di Gougrugu, dove vivevano circa un migliaio di migranti ai piedi di Melilla è stato sgomberato. 

Linea dura dal Ministero dell'Interno del regno: retate a tappeto per smantellare tutti gli accampamenti dei migranti africani. Pochi giorni dopo anche i campi di Selouane e Zegangan, dove vivevano famiglie con bambini, nei pressi di Nador sono stati evacuati. "Hanno distrutto e bruciato il nostro campo, ora vogliamo essere liberati". Risponde al telefono Fredy, camerunese di 21 anni, da un anno in Marocco. Viveva con altri migranti nella foresta marocchina. Il giovane si trova ora in un centro ad Ain Melloul, a pochi kilometri da Agadir, insieme a lui 65 migranti sono trattenuti in un complesso nazionale.

Una politica securitaria contradditoria. L'ufficio Oim - Organizzazione Internazionale della Migrazione di Rabat parla di tre proposte di legge sul tavolo in tema di asilo, tratta di esseri umani e migrazione, preparate da tre strutture ministeriali sotto la leadership della Delegazione inter-ministeriale dei diritti umani (Didh). L'ufficio Oim di Rabat, inaugurato ufficialmente nel 2007, si prepara a ricevere altri 1.6 milioni di Euro per il biennio 2015-2016 per sostenere un progetto di ritorno volontario assistito (Avrr) e per l'assistenza umanitaria ai migranti irregolari, finanziato dall'Unione Europea/Devco.

Nel 2014 si è sfiorato il record di 1200 ritorni volontari effettuati soprattutto verso il Cameroon, Nigeria, Guinea Conakry e Costa d'Avorio. "Il Marocco deve continuare con un approccio umano alla migrazione come dichiarato dal regno nel 2013 - continua Rudolf Anich, responsabile progetto Oim - storicamente paese di emigrazione, con più di quattro milioni di cittadini oltre confine, il Marocco può riuscire a diventare un modello per la regione, ma resta una grande sfida".

La risposta della commissione europea. Un forte impegno nel sostenere gli sforzi del Marocco per realizzare una politica migratoria genuina è visibile. La commissione ha confermato per periodo 2015-2019 un sostegno finanziario di 10 milioni di euro per facilitare il processo d'integrazione di migranti e rifugiati e per garantire l'accesso ai servizi pubblici nazionali. Critiche e forti preoccupazioni sono però state sollevate anche dal responsabile per Migrazione, Affari interni e Cittadinanza della Commissione europea, Dimitris Avramopoulos, che ha denunciato le violazioni dei diritti umani dei migranti nel regno, soprattutto nelle zone di frontiera di Ceuta e Melilla.
di Sara Creta

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