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sabato 31 gennaio 2015

Bulgaria, protestano i rifugiati siriani senza riparo tra raid xenofobi e accoglienza disumana

La Repubblica
Un giovane è morto nel centro di Ovcha Kupel "per mancanza di cure" e altri sono stati accoltellati intorno al famigerato campo di Harmanli in attacchi razzisti, effettuati con coltelli e pietre. Lo denunciano gli stessi richiedenti asilo che hanno diffuso le immagini. La ribellione nei campi profughi tra caccia anti-immigrati e blocco delle vie di fuga. Il muro di 82 Km
Oma - Gli occhi e la bocca spalancati. Il colore freddo della morte sul volto. Il corpo adagiato direttamente sul pavimento, con un cuscino sotto la nuca e una povera coperta a nascondere il resto del corpo. È morto così Khaled Hassan, un ragazzo siriano poco più che ventenne, in un centro di accoglienza in Bulgaria. La foto scattata da altri rifugiati siriani dello stesso campo di Ovcha Kupel, nei pressi di Sofia, è stata inviata ad attivisti italiani. Quel giovane con la bocca aperta ma che non può più parlare è il simbolo della situazione drammatica che vivono i rifugiati siriani in Bulgaria, uno dei paesi più poveri dell'Unione europea. Da ormai due anni i siriani protestano, bloccano strade, fanno scioperi della fame, ma la loro voce resta inascoltata dall'Europa, patria del diritto d'asilo.
Gli attacchi dei gruppi neonazisti. Secondo quanto denunciano i profughi, Khaled Hassan è scampato alla guerra siriana e si è invece ammalato nel centro di accoglienza bulgaro, ma non avrebbe ricevuto la necessaria assistenza medica, aggravandosi fino alla morte. L'ambulanza sarebbe stata chiamata troppo tardi e sarebbe arrivata in ritardo. Negli ultimi giorni, hanno raccontato i siriani del campo dell'ex base militare di Harmanli, vicino al confine con la Turchia, in episodi differenti, un profugo somalo e uno siriano sono stati aggrediti e accoltellati in attacchi xenofobi da gruppi neonazisti e lo stesso campo è stato oggetto di un raid notturno con lanci di pietre.

Nel centro il doppio delle persone possibili. I siriani hanno anche diffuso i video delle loro proteste ad Harmanli, in cui si vedono dei cartelli in inglese che chiedono di proteggere le donne e i bambini, terrorizzati da questi assalti. Le violenze contro i richiedenti asilo avvengono nel momento in cui i migranti escono dal campo di Harmanli, un ammasso di tende e container in cui sono stipati oltre mille siriani, di cui 300 bambini, nonostante fosse stato pensato per circa 450 persone. In passato, altri siriani hanno diffuso i video delle manganellate prese dalla polizia bulgara perché si rifiutavano di essere trasferiti da un altro centro all'ormai tristemente noto Harmanli.

Senza riparo. Le famiglie siriane che si salvano dalla guerra o dalle violenze dei jihadisti e cercano rifugio in Europa trovano le vie di fuga sbarrate e un'accoglienza indegna. Dalla Grecia è sempre più difficile passare e se si tenta la via di terra, evitando i tragici viaggi nel Mediterraneo, l'altra rotta passa per la Bulgaria. Ma nei campi bulgari i siriani si trovano in condizioni di sovraffollamento, sovente senza elettricità e spesso con pochissimo cibo.

La crescente xenofobia. La carenza dei minimi standard come le cure mediche e la crescente xenofobia della società bulgara sono noti da tempo. Ad esempio, alla fine del 2013 in un campo profughi di Sofia si erano verificate proteste dopo la morte di un padre di famiglia di 35 anni per arresto cardiaco, che non sarebbe stato soccorso quando lamentava dolori nei giorni precedenti all'infarto. Le autorità bulgare sembrano più impegnate a ostacolare il passaggio dei siriani per ridurre l'immigrazione irregolare che a fare rispettare gli standard per l'asilo secondo le regole europee. Così crescono gli episodi di ribellione nei campi profughi.

L'assenza delle autorità bulgare. Le autorità bulgare continuano ad ammassare gente ad Harmanli nonostante le critiche piovute da ogni dove. Il campo è stato definito "un limbo dalle orribili condizioni" da Amnesty International che lo ha visitato nel 2013 dopo uno sciopero della fame, sottolineando che è incredibile che in Europa i rifugiati siriani si ritrovino in posti del genere, dalle "condizioni deplorabili". Le autorità Bulgare non assicurano i bisogni di base: un alloggio degno, cibo e cure mediche, secondo Amnesty che ha intervistato una donna incinta di sei mesi, la quale non aveva mangiato per due giorni e dormiva sul pavimento.

"I numeri della vergogna". Alla vigilia della conferenza delle Nazioni Unite a Ginevra, il 9 dicembre scorso Amnesty International ha denunciato "la vergognosa risposta del mondo alla crisi dei rifugiati siriani". Secondo l'Ong, i siriani sono stati "lasciati al freddo e abbandonati dalla comunità internazionale". Al centro del dossier i numeri della vergogna: sui quasi quattro milioni di rifugiati siriani, che si trovano in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto, solo all'1,7 per cento di loro, il resto del mondo ha offerto protezione dall'inizio della crisi nel 2011. L'Unione europea, eccetto la Germania, ha offerto di ospitare lo 0,17 percento dei siriani. Gli stati del Golfo, la Russia e la Cina neanche uno. Negli ultimi tre anni, appena 150mila siriani sono riusciti nell'impresa di raggiungere l'Europa. Un numero pari a quello di gente scappata da Kobane in Turchia in una settimana, sotto l'assedio del gruppo Stato Islamico.
Un muro di 82 chilometri alto 3 metri. A Gennaio 2014 l'Unhcr ha chiesto di sospendere il trasferimento verso la Bulgaria dei richiedenti asilo secondo le regole di Dublino, perché "i richiedenti asilo in Bulgaria corrono il rischio di trattamenti inumani e degradanti a causa delle carenze delle condizioni di accoglienze e delle procedure per l'asilo". Per la Bulgaria si tratta di una crisi dei rifugiati, visto che nel 2013 sono stati 9mila i richiedenti asilo nel paese contro i mille dell'anno precedente. La maggioranza sono siriani che entrano dalla Turchia. Per questo, recentemente il governo di Sofia ha annunciato che intende estendere fino a 82 chilometri il muro alto tre metri coperto di filo spinato lungo il confine turco, per dimezzare gli ingressi illegali nel paese. Un'altra via di fuga viene chiusa. Ai siriani restano solo gli scafisti e il Mediterraneo.

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