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lunedì 17 novembre 2014

La realtà sconosciuta della Casa Lavoro. "Ergastolo bianco" che si sconta dopo il fine pena

Blog Diritti Umani
Della realtà degli OPG ormai se ne parla molto, i "media" se ne sono interessati ed è una realtà che si è iniziata a conoscere ma poco si sa di una misura che ha una natura simile che è la Casa Lavoro.

La Casa di lavoro è una misura di sicurezza detentiva a cui vengono inviate le persone ritenute "socialmente pericolose". A fine pena il codice penale italiano permette di non far tornare alla libertà queste persone e di inviarle nelle "Case Lavoro". Il nome non inganni sono delle carceri come tutte le altre dove, gli internati sono chiusi in cella con rare possibilità di lavorare. 

Casa Lavoro di Vasto
Tra queste persone si sono molti che, dopo travagliate storie personali, fuori del carcere non hanno un lavoro, una famiglia, una casa, un qualsiasi riferimento e quindi viene ritenuto che sia molto alta la possibilità che possano fare di nuovo reati. 

Si sta nella Casa lavoro per 12/24 mesi, alla fine del periodo, se le condizioni non sono cambiate, viene rinnovato l'internamento per un nuovo periodo.

Per le persone più povere nei 12/24 mesi di internamento la condizione non solo non migliora ma peggiora, l'isolamento diminuisce le possibilità di avere riferimenti con l'esterno. Ci sono "internati" che sono in Casa lavoro per diversi anni. I detenuti chiamano la Casa lavoro l'"ergastolo bianco".

Dal giornale "Cronache di Napoli" leggiamo due testimonianze:

"La misura di sicurezza della Casa di lavoro oggi ha perso il suo vero spirito rieducativo, Per due anni l'internato quasi non lavora, in pratica viene soltanto escluso dalia società per ventiquattro mesi. Con il risultato che quando esce, è ancora più isolato ed emarginalo di prima. Io non ho imparato nulla lì". Lo dice Andrea Esposito, 28enne del Rione Sanità, in una lettera scritta al presidente dell'associazione Ex detenuti organizzati napoletani, Pietro loia.

"È vero, è un problema che mi hanno prospettato più persone - scandisce Ioia - un tempo nelle Case di lavoro gli internati uscivano dalle celle per imparare un mestiere, c'erano vere e proprio fabbriche, che li ospitavano. Uscivano la mattina per fare rientro la sera. Così imparavano un mestiere, il falegname, elettricista, stuccatore, muratore. Oggi non è più così. La Casa di lavoro è diventata un secondo carcere, ma senza aver commesso reati".

di Ezio Savasta

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