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venerdì 17 ottobre 2014

Grecia: grave il rapporto della Commissione EU per la prevenzione della Tortura sulle carceri

L'Indro
Il Consiglio d'Europa ha pubblicato oggi un rapporto in cui denuncia le condizioni di detenzione negli istituti di pena e nei commissariati di Polizia della Grecia e condanna il degrado in cui gli immigrati richiedenti asilo sono costretti a vivere.
Il rapporto reso pubblico oggi dal Consiglio d'Europa si riferisce ad una visita effettuata dalla Commissione anti tortura nell'aprile 2013, due anni dopo un'altra visita che aveva messo in luce gravi mancanze nelle condizioni di detenzione in Grecia. Purtroppo la commissione ha dovuto rilevare che, nonostante le promesse delle autorità, la situazione non era cambiata rispetto al 2011 sia per il trattamento dei migranti irregolari sia per le condizioni disumane in cui i detenuti, condannati o in attesa di giudizio, sono costretti a vivere.

Particolarmente gravi, secondo il rapporto, sono i maltrattamenti da parte delle forze di Polizia che sembrano essere aumentati senza nessun segno tangibile di intervento o indagine da parte delle autorità competenti. Anzi, i maltrattamenti sembrano essere diventati prassi corrente tanto da indurre i responsabili a ritenere di poter agire nella massima impunità.

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Per i migranti irregolari, la commissione ha denunciato condizioni 'totalmente inaccettabilì sia per la durata sia per i luoghi della detenzione, celle sotterranee umide e senza luce e in condizioni di sovraffollamento (a volte neppure 1 m2 a persona). 

In un commissariato di Polizia due o più donne sono rimaste detenute per mesi in una cella scura e completamente ammuffita di 5m2 senza mai poter uscire all'aperto né disporre di prodotti igienici. Insetti, topi e scarafaggi infestano le celle di molte stazioni di polizia e molti detenuti appaiono affetti da scabbia o presentano punture di insetti su tutto il corpo. In alcuni casi vengono spruzzati insetticidi nelle celle in presenza dei detenuti che in molti casi hanno sofferto malori per aver respirato le sostanze nocive. In molti istituti di pena le guardie carcerarie indossano guanti sanitari quando entrano nelle celle.

La Commissione per la Prevenzione della Tortura ha quindi chiesto alle autorità greche di prendere al più presto le misure necessarie per trasferire i migranti in centri appositamente designati e non tenerli più prigionieri nelle stazioni di Polizia o nei centri di detenzione aperti nei principali porti greci. Particolarmente criticato il centro di Igumenitza.

Per i centri di rimpatrio dei migranti la commissione ha criticato il loro approccio punitivo in cui i detenuti vengono trattati come criminali e raccomanda di avviare programmi di attività ludiche o culturali dato che il soggiorno in tali centri spesso raggiunge e supera i 18 mesi.

Per gli istituti di pena i rilievi del Consiglio d'Europa si riferiscono soprattutto alle condizioni di eccessivo affollamento, di scarsità di assistenza sanitaria e di penuria di guardie carcerarie. Nel carcere maschile di Korydallos ad esempio una sezione con circa 400 detenuti ha soltanto due guardie carcerarie durante il giorno. Durante la notte la sorveglianza si assottiglia ancora di più: solo otto guardie carcerarie restano a controllare 2300 detenuti. L'uccisione di un detenuto polacco non ha modificato la situazione dato che le guardie carcerarie non intervengono nelle risse tra detenuti, ma preferiscono lasciarli risolvere da soli le loro dispute.

Un capitolo speciale viene dedicato alle condizioni dei minori non accompagnati spesso costretti a condividere le celle con adulti e trattati come detenuti a tutti gli effetti, senza alcuna possibilità né di ora d'aria né di attività educativa o culturale. La carenza di personale di custodia lascia impuniti gli episodi di bullismo e di intimidazione dei più giovani da parte degli anziani. Nel centro di detenzione di Avlona il fenomeno è andato avanti a lungo ma dopo la denuncia del CoE le autorità hanno deciso il trasferimento dei più giovani in un altro istituto.

In particolare, per le condizioni di sovraffollamento, la commissione ha notato che spesso i detenuti sono costretti a dormire per terra senza materassi su coperte sporche e maleodoranti. A suo avviso gli istituti di pena sono al 200% e in qualche caso al 300% al di sopra delle loro capacità di accoglienza con carenze nelle condizioni igieniche e sanitarie.

Ma sono soprattutto le denunce di maltrattamenti da parte della Polizia ad essere al centro dei rilievi della commissione antiforatura. Le denunce si riferiscono a maltrattamenti fisici (calci, pugni, percosse con bastoni e altri oggetti). Un detenuto straniero ha raccontato alla commissione in visita di essere stato detenuto nel commissariato di Kypseli e di essere stato sottoposto a percosse per due giorni interi. Un altro ha raccontato di essere stato denudato e portato nei gabinetti da agenti incappucciati che lo hanno prima sottoposto a docce di acqua gelata poi gli hanno legato le gambe con uno spago e l'hanno percosso sui piedi e le gambe con bastoni rompendogli le ossa di una gamba irridendolo per tutta la durata dei maltrattamenti. Nonostante le sue richieste di visita medica, è stato trasferito al carcere di Korydallos dove non è stato fatto nessun controllo sanitario. Solo nove giorni dopo il suo internamento è stato chiamato un medico che ha predisposto il suo ricovero in ospedale per fratture multiple, dove è rimasto un mese.

Ai detenuti viene sconsigliato di denunciare i maltrattamenti - anche dai loro avvocati - nel timore che le denunce possano portare ad un aumento dei maltrattamenti stessi. Gli avvocati d'ufficio spesso sono spettatori passivi nei processi a carico dei loro clienti e non viene fatto nessuno sforzo per presentare il caso dei detenuti che in molti casi non hanno nemmeno la possibilità di consultare gli avvocati prima del processo. Viene anche impedito loro di chiedere una visita medica per valutare le loro condizioni dopo i maltrattamenti. L'impunità sembra regnare ovunque, proprio per la mancanza di controlli e indagini da parte delle autorità carcerarie.

Nel rapporto si invitano quindi le autorità greche a curare in modo particolare il reclutamento e l'addestramento degli agenti di custodia e di quelli di polizia preposti al servizio carcerario. Il rapporto indica che la colpevolezza per i maltrattamenti si estende anche agli astanti non direttamente attivi. Viene quindi incoraggiata le denuncia dei maltrattamenti anche da parte dei testimoni e il CoE raccomanda alle autorità l'adozione di misure di protezione degli informatori che denuncino tali pratiche. Viene anche raccomandata la registrazione in video e audio degli interrogatori di polizia a salvaguardia dei diritti dei detenuti e per evitare accuse di false dichiarazioni.

La Corte europea per i Diritti Umani ha condannato in varie occasioni le autorità per non aver effettuato le necessarie indagini in seguito a denunce di maltrattamenti da parte di detenuti. Ma fino ad ora le autorità greche si rifiutano di riconoscere che i maltrattamenti sono un serio problema nel Paese e non hanno quindi preso fino ad ora le misure necessarie per risolverlo. Questo ha creato intorno all'operato degli operatori addetti alla sicurezza un alone di impunità per i maltrattamenti imposti ai detenuti.

La commissione è però venuta in contatto anche con agenti che hanno espresso il loro desiderio di migliorare le condizioni degli interrogatori ma in questi casi sono stati gli stessi detenuti a lodare la condotta degli agenti. Il rapporto nota che un miglioramento delle condizioni di detenzione sarebbe anche auspicabile per le installazioni della Guardia Costiera dove vengono detenuti i migranti irregolari che hanno tentato di fuggire verso l'Italia, sono stati lì ricondotti dall'Italia o sono stati salvati in mare da battelli naufragati.

Nel centro per migranti di Igumenitza ad esempio le condizioni dei migranti sono state giudicate precarie con celle e bagni in condizioni igieniche pessime, scarsa ventilazione e nessun accesso all'aperto per evitare fughe. Molti i casi di auto lesioni da parte dei migranti disperati. Un ragazzino di 13 anni non accompagnato era stato trovato nelle celle di Igumenitza e la commissione ne ha chiesto l'immediato trasferimento in una struttura adeguata. La richiesta è stata soddisfatta dalle autorità. Nel rapporto si ricorda che i richiedenti asilo non vanno trattati come migranti irregolari. Essi non vanno quindi privati della libertà in attesa della decisione sulla loro richiesta di asilo.
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di Maria Laura Franciosi

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