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domenica 29 giugno 2014

Emergenza Siria - Aleppo, le adesioni all'appello di Riccardi

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Avvenire
A una settimana dall’appello di Andrea Riccardi crescono le adesioni perché il dramma di Aleppo e della Siria non sia dimenticato. Tra i firmatari, rappresentanti di associazioni, di movimenti ecclesiali, di personalità della società civile e del mondo politico. All'appello ha subito aderito Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.



Hanno sottoscritto il testo, tra gli altri: il ministro Marianna Madia, i viceministri Andrea Olivero e Carlo Calenda, il sottosegretario Mario Giro; Rexhep Meidani, ex Presidente dell'Albania; Susanna Tamaro; Giovanni La Manna, Presidente del Centro Astalli per i Rifugiati; Gianni Bottalico, Presidente nazionale delle ACLI; il filosofo Giacomo Marramao; Antonio Ferrari; Lucio Brunelli, Direttore di Tv2000; Roberto Toscano; Domenico Quirico; Alberto Melloni; il Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Matteo Truffelli; Lorenzo Dellai; Graziano Del Rio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; Luigi Bobba – Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali; il senatore Gianpiero Dalla Zuanna; i deputati Gianluigi Gigli, Gianpiero D’Alia, Milena Santerini, Gaetano Piepoli, Gregorio Gitti, Salvatore Matarrese, Lucio Romano, Pierferdinando Casini,Federico Fauttilli, Alessio Tacconi, Valter Verini, Gea Schirò. L'appello è stato pubblicato anche sui quotidiani belgi De Standard e La Libre Belgique.
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Il testo dell'appello - «Salviamo Aleppo»
Faccio un appello per Aleppo. Accade qualcosa di terribile. Ma viene ignorato. Oppure si assiste rassegnati. Sono due anni che si combatte ad Aleppo. Nel luglio 2012 è iniziata la battaglia nella città più popolosa della Siria. Eppure i suoi due milioni di abitanti sono rimasti, preservando la millenaria coabitazione fra musulmani e cristiani. La città è segmentata: la maggior parte dei quartieri in mano lealista, ma anche zone controllate dai ribelli, pur arretrati dall'occupazione dell'estate 2012. A loro volta i ribelli sono incalzati da sudovest dalle forze governative. La gente non può uscire dalla città accerchiata dall'opposizione, tra cui fondamentalisti intransigenti e sanguinari. Per i cristiani, uscire dalla zona governativa significa rischiare la vita. Lo sanno bene i due vescovi aleppini, Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi, da più di un anno sequestrati. Aleppo è la terza città "cristiana" del mondo arabo, dopo Il Cairo e Beirut: c'erano 300 mila cristiani!
Morte da ogni parte.
La popolazione soffre. L'aviazione di Assad colpisce con missili e bidoni esplosivi le zone in mano ai ribelli; questi bombardano gli altri quartieri con mortai e razzi artigianali. Si soffre la fame e la mancanza di medicinali. C'è l'orribile ricatto dell'acqua che i gruppi jihadisti tolgono alla città. È una guerra terribile e la morte viene da ogni parte. Passando per tunnel sotterranei, si fanno esplodere palazzi "nemici". Come sopravvivere? Si deve fermare una strage che dura da due anni. Occorre un intervento internazionale per liberare Aleppo dall'assedio. Ci vuole un soprassalto di responsabilità da parte dei Governi coinvolti: dalla Turchia, schierata con i ribelli, alla Russia, autorevole presso Assad. Salvare Aleppo val più che un'affermazione di parte sul campo! Si debbono predisporre corridoi umanitari e rifornimenti per i civili. E poi si deve trattare a oltranza la fine dei combattimenti. Una forza d'interposizione Onu sarebbe opportuna. Certo richiede tempo per essere realizzata e collaborazione da parte di Damasco. Intanto la gente di Aleppo muore. Bisogna imporre la pace in nome di chi soffre. Una sorta di "Aleppo città aperta".


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