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lunedì 19 maggio 2014

Uganda, il giro di vite di Museveni contro gli omosessuali e una legge che caccia via le Ong che li difendono

La Repubblica
Il Consiglio dei ministri di Kampala sta elaborando una bozza per impedire alle Ong straniere di promuovere l'omosessualità nel paese e di immischiarsi nelle questioni politiche interne. Ad oltre due mesi dall'approvazione della legge anti-omosessualità, in Uganda sono aumentate l'omofobia e la xenofobia


Kampala - Non c'è tregua nella battaglia che il governo ugandese sta conducendo contro i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transgender (Lgbt). I bersagli del nuovo giro di vite, che stringerà ancora di più la morsa attorno alle libertà civili nel paese, sono le Organizzazioni Non Governative straniere. Un nuovo progetto di legge, al vaglio del Consiglio dei ministri prima di iniziare l'iter parlamentare, vorrebbe infatti impedire alle Ong internazionali di promuovere l'omosessualità e di immischiarsi nelle questioni politiche interne dell'Uganda.

Aumenta il clima di oppressione. Trascorsi oltre due mesi da quando il presidente Yoweri Museveni ha firmato la legge contro l'omosessualità, la cappa di oppressione e di intolleranza sull'Uganda si fa sempre più densa. E il nuovo progetto di legge esprime l'insofferenza del governo nei confronti delle agenzie internazionali, molte delle quali hanno sospeso gli aiuti a Kampala in segno di protesta contro la normativa anti-omosessualità. Approvata il 24 febbraio, la legge prevede una condanna fino a 14 anni di carcere per chi è ritenuto colpevole di "atti omossessuali" e l'ergastolo in casi "aggravati", in cui sono coinvolti minori o persone positive al test dell'HIV. Inoltre, la promozione dell'omosessualità è considerata illegale e i cittadini sono obbligati a denunciare alle autorità chiunque sia sospettato di essere gay.

La sospensione degli aiuti internazionali. Il biasimo internazionale di politici ed esponenti della società civile è stato duro e compatto e la normativa è stata definita "atroce" dal segretario di stato statunitense John Kerry, un "affronto ai diritti umani di tutti i cittadini ugandesi" da Amnesty International ed è stata paragonata alle leggi naziste e al regime dell'apartheid dall'arcivescovo e attivista sudafricano Desmond Tutu, vincitore del premio Nobel per la pace nel 1984. La Banca Mondiale, gli Stati Uniti e diversi paesi europei, tra cui Svezia, Paesi Bassi, Norvegia e Danimarca, hanno sospeso o riallocato aiuti destinati all'Uganda per un valore di circa 140 milioni di dollari. Gran parte dei contributi avrebbe dovuto coprire i buchi del sistema sanitario del paese, che ora rischia un tracollo per mancanza di fondi. La Banca Mondiale ha sospeso un pacchetto di aiuti da 90 milioni di dollari, pari al 20 per cento del budget totale destinato alla sanità nel 2013-2014, che dovevano essere usati per risistemare e attrezzare tredici ospedali regionali e 27 cliniche.

Il controllo del governo sulle Ong. Il coro di critiche non è stato evidentemente gradito dal governo di Museveni che, come ha detto alla Reuters il ministro dell'Interno James Baba, accusa le Ong di "venire qui per danneggiarci e per promuovere comportamenti molto negativi come l'omosessualità. Da governo responsabile dobbiamo porre un controllo. Quando approveremo la legge- ha detto ancora il ministro ugandese - le Ong non potranno più agire in questo modo". Il progetto di legge prevede che tutte le organizzazioni umanitarie dichiarino al governo il loro bilancio annuale e le loro fonti di finanziamento e che presentino alla fine dell'anno un rendiconto di tutti i fondi ricevuti.

Tendenze autocratiche e corruzione. Secondo gli operatori del settore, il progetto di legge ha l'obiettivo di mettere a tacere le voci dei gruppi locali e internazionali per la difesa dei diritti umani, che hanno sempre più denunciato le intimidazioni e le violenze ai danni dei membri dell'opposizione e il clima di impunità e corruzione che circonda i fedelissimi del presidente. 

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di FRANCESCA GNETTI

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