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domenica 26 gennaio 2014

Birmania: 40 Rohingya uccisi, denuncia gruppo diritti umani

swissinfo.ch
Almeno 40 musulmani di etnia Rohingya sarebbero stati uccisi la scorsa settimana nello stato Rakhine, nell'ovest della Birmania, in rappresaglie da parte delle forze di sicurezza e di residenti buddisti in seguito all'uccisione di un sergente di polizia attribuito ai Rohingya.
Lo ha denunciato oggi l'organizzazione per i diritti umani "Fortify Rights", denunciando l'omertà delle autorità birmane e le severe restrizioni all'accesso nella zona applicate a giornalisti e operatori umanitari.

Secondo l'organizzazione, le atrocità descritte nel villaggio di Du Char Yar Than - nel distretto di Maungdaw, vicino al confine col Bangladesh - potrebbero aver causato molte più vittime, e centinaia di Rohingya sono ancora sfollati dopo le violenze. La zona rappresenta una delle aree a fortissima maggioranza Rohingya, una minoranza di quasi un milione di persone che la Birmania discrimina sistematicamente, accusandoli di essere immigrati clandestini provenienti dal Bangladesh.

Il governo e le autorità del Rakhine hanno ripetutamente negato qualsiasi episodio di violenza a parte l'uccisione del sergente di polizia, puntando il dito contro le "folle" di Rohingya che avrebbero attaccato la polizia. Nella zona è impedito l'accesso ai giornalisti, e le consuete restrizioni agli operatori umanitari sono state ulteriormente inasprite nell'ultima settimana.

Se confermate, le violenze porterebbero ad almeno 272 le vittime delle diverse ondate di violenza anti-musulmana nel Rakhine dal giugno 2012. Oltre 140 mila Rohingya vivono tuttora in squallidi campi di sfollati; si calcola che nell'ultimo anno e mezzo decine di migliaia di Rohingya abbiano cercano di emigrare a bordo di barconi, e che in centinaia abbiano trovato la morte in naufragi nell'Oceano Indiano.

sda-ats

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