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martedì 10 settembre 2013

Testimonianze dalla Bolivia - Quando i bambini crescono in carcere

VPS
Dal Centro Qalauma, in Bolivia, Roberto Simoncelli, coordinatore di ProgettoMondo Mlal testimonia la realtà delle carceri boliviane, dove il 10% della popolazione è costituita da bambini e dove la settimana scorsa sono morte 31 persone carbonizzate.  Racconta delle lunghe file di bambini che, al mattino, lasciano le carceri per andare all’asilo o alle scuole elementari e di quanto si possa fare cooperando.

Il carcere di Palmasola,
luogo della rivolta
"A differenza degli altri 31 corpi carbonizzati, quello di Leonardito era l’unico riconoscibile. Perché Leonardito è l’unico bambino tra le vittime dell’inferno scoppiato nel carcere di Palmasola nella città boliviana di Santa Cruz. Venerdì 23 agosto, alcuni prigionieri della sezione riservata ai condannati considerati ad alta pericolosità (responsabili cioè di omicidi efferati e violenze sessuali) hanno tagliato la rete di ferro che li separava dai detenuti in attesa di giudizio e scatenato un regolamento dei conti terminato con 32 vittime e numerosissimi feriti.
La versione ufficiale sostiene che all’origine del massacro ci sia la brutale rivendicazione di molteplici interessi imperanti all’interno del carcere, quali il controllo del traffico di droga e alcool, del pagamento dell’assicurazione sulla vita prevista per i detenuti, della compravendita degli appartamenti, della riscossione del pagamento degli affitti. Detto questo, nessuno saprà mai le vere ragioni che hanno scatenato l’inferno. Il Centro penitenziario Palmasola ospita piú di 5.000 persone fra detenuti, familiari in visita e bambini e costituisce il vero centro operativo della criminalità della regione.
Se ti rubano l’auto, è probabile che, il giorno dopo, la chiamata per la riscossione di una somma pattuita ti arrivi direttamente dal carcere. Leonardito era uno dei numerosi bambini che in Bolivia vivono in carcere insieme ai genitori. Si stima che il 10% della popolazione carceraria sia costituito infatti da bambini. E ogni mattina, lunghe file di bambini lasciano le carceri boliviane per andare all’asilo o alle scuole elementari. Nelle carceri boliviane, bambini, adolescenti e giovani convivono con gli adulti e, anche per questo, sono vittime predestinate di maltrattamenti, violenze psicologiche, fisiche e sessuali, nonché delle condizioni subumane che caratterizzano ancora oggi il sistema carcerario boliviano.
Il sistema della giustizia boliviano è una bomba a orologeria. Il sovraffollamento, la corruzione, il ritardo della giustizia, la mancanza assoluta di programmi di riabilitazione, la mancata applicazione di misure alternative alla privazione di libertà e l’assenza di un sistema normativo specializzato per adolescenti costituiscono le caratteristiche fondamentali del sistema attualmente in vigore."
[...]

1 commento:

  1. Ho due bambini boliviani adottati a distanza. Spezza il cuore leggere queste cose...grazie per avermi segnalato il tuo blog, lo aggiungerò al mio. www.luisaferretti.it

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