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domenica 4 agosto 2013

Siria: nuovi morti palestinesi, dramma nel dramma

Nena News
Ai morti causati dalla guerra si aggiungono migliaia di palestinesi che diventano profughi una seconda volta scappando in Libano dove vivono in condizioni spaventose
Roma, Tra le tante vittime della guerra civile siriana figurano sempre piu' numerosi i profughi palestinesi. Secondo le notizie a riguardo, in queste ultime ore sono stati uccisi cinque palestinesi in Siria. 

Ayman Khartabil è stato ucciso da una esplosione nella zona Jamariya. La piccola Alma al-Dasoqi, 2 anni, e' morta durante gli scontri scoppiati nella zona Qadsiya. Jasser Mousa è stato ucciso durante un bombardamento sulla zona di al-Mlieha (Damasco). Anas Mohammad dal campo profughi di Yarmouk è morto dopo essere stato ferito da una granata. Wasim Abed al-Hafith, anche lui di Yarmouk, è stato ferito dai bombardamenti ed è deceduto poco dopo.

La guerra civile in Siria ha gia' costretto decine di migliaia di rifugiati palestinesi ad abbandonare di nuovo le proprie case, 65 anni dopo la Nakba. Sono 85mila i palestinesi che hanno lasciato la Siria per dirigersi in Libano (dati Onu). Molti di loro vivono nel campo profughi di Shatila, a Beirut. Nel 1982 in questo luogo e nel vicino campo di Sabra le milizie cristiane libanesi massacrarono 3 mila palestinesi, mentre l'area era occupata dall'esercito israeliano che qualche mese prima aveva invaso il Libano.

Sawsan, una profuga scappata dalla Siria racconta: "Per primo è arrivato mio marito in cerca di un lavoro. La situazione economica in Siria è insostenibile. Non esiste più un Paese. Qui in Libano è difficile vivere ma non avevamo scelta". "Quando la situazione sarà migliorata, voglio tornare in Siria", prosegue la donna, "Vogliamo che i nostri figli abbiano un avvenire migliore".

Nonostante gli importanti aiuti che arrivano dall'Unrwa, l'Agenzia delle Nazioni Unite che assiste i profughi palestinesi, la vita in Libano per questi rifugiati è piena di ostacoli. Raccontano che il governo libanese li sottopone a numerose restrizioni, soprattutto impedendo loro di fare decine di lavori e di esercitare diverse professioni.

Mahmoud Abbas, direttore di un centro giovanile a Shatila spiega: "Il governo libanese nega ai palestinesi di esercitare i loro diritti, di istituire associazioni, di muoversi liberamente dentro e fuori dai campi. I palestinesi non possono avere una casa fuori dai campi profughi. Questa è una tragedia".

Shatila nacque nel 1948 per accogliere 3000 persone. Ora qui vivono in 16mila. L'acqua e l'elettricità non sono sempre garantite.

Abbas aggiunge: "Sono condizioni in cui non possono vivere neanche i topi, neanche gli animali... Tantomeno gli esseri umani".

Secondo il governo di Beirut, in Libano ci sono più di un milione di rifugiati provenienti dalla Siria. Poiché il conflitto siriano non accenna a diminuire di intensità, Beirut ha dichiarato che non sarà più in grado di gestire i flussi di persone che varcano il confine.

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