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martedì 2 luglio 2013

Italia - 40% in carcere per la Lg. Fini-Giovanardi: detenzione sostanze illecite - Crollo programmi terapeutici nel 2012

Affari Italiani
L’impatto della legge antidroga Fini-Giovanardi sul carcere riguarda 4 detenuti su 10: dal 2006 al 2012 in Italia sono aumentati gli ingressi in carcere per droga e sono raddoppiati i detenuti per la violazione dell’art. 73, riguardo la detenzione di sostanze illecite.
È questo il bilancio del quarto libro bianco sugli effetti della legge Fini-Giovanardi presentato questa mattina presso la Camera dei deputati da La Società della ragione, Forum droghe, Antigone e il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca). Secondo il libro bianco, oltre all’incostituzionalità per la Fini Giovanardi sollevata dalla Corte di Cassazione, su cui si dovrà esprimere la Consulta, c’è un dato di fatto che demolisce la legge antidroga: "Se l’obiettivo del legislatore del 2006 era il contenimento dei comportamenti connessi alle droghe illegali attraverso l’inasprimento punitivo - spiega il testo -, questo non è stato raggiunto. Un detenuto su tre entra in carcere ogni anno per la violazione dell’arti. 73 (detenzione). 

Alla fine del 2012 gli ingressi totali in carcere erano 63.020, quelli per violazione del solo art. 73 della legge antidroga 20.465, pari al 32,47 per cento rispetto al 28 per cento del 2006. Raddoppiano, invece, i detenuti: al 31 dicembre 2012 erano 65.701, di cui quelli ristretti per art. 73 erano 25.269, pari al 38,46 per cento.

 A fine dicembre 2006 erano 14.640. Circa quattro detenuti su dieci sono ristretti per violazione dell’art. 73". Per quanto riguarda i dati, il Libro bianco mette in guardia dalle "conseguenze indesiderate" dovute al passaggio della sanità in carcere al Servizio sanitario nazionale. 

Dal 2011 in poi, infatti, la rilevazione non è più a carico dell’Amministrazione penitenziaria, ma avviene attraverso le Regioni, tramite i Sert. A cambiare, però, sono stati i criteri di classificazione dei detenuti tossicodipendenti, che seguono le linee di indirizzo del Dipartimento politiche antidroga. 

Tuttavia, secondo le organizzazioni promotrici del Libro bianco, la scelta dei nuovi criteri è stata voluta per "ottenere una diversa classificazione dei detenuti tossicodipendenti per incidere sulle politiche giudiziarie e carcerarie. In altre parole, dietro lo schermo della "scientificità" e del "rigore diagnostico", emerge il vero obiettivo politico: celare per quanto possibile il fallimento di quello che era stato propagandato come il punto forte della legge del 2006: ottenere la diminuzione dei tossicodipendenti in carcere. 

Infine, secondo il Libro bianco, crescono segnalazioni e denunce per cannabis. Crollano i programmi terapeutici, passati dai 6.713 del 2006, ai 340 del 2012, e gli affidamenti in prova ottenibili con pene o residuo pena fino a 6 anni.

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