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lunedì 24 giugno 2013

R D Congo - Minerali estratti a mani nude per i cinesi

Corriere della Sera
Da decenni, il sottosuolo della Repubblica Democratica del Congo ha un grande potere di attrazione per le imprese minerarie straniere. Lì sotto si trova una delle più importanti quote di riserve di minerali al mondo. Per i minerali congolesi si sono fatte guerre, nell’est del paese, in base al principio che se occupi il suolo disponi del sottosuolo – e ci fai un sacco di soldi.

Nel sud della Repubblica Democratica del Congo si trova la regione del Katanga, che viene ricordata soprattutto per il tentativo di secessione dei primi anni Sessanta.

Qui da anni operano imprese minerarie, fornitori e commercianti di vari paesi.

La Cina è in procinto di diventare l’attore economico straniero più presente e influente nel settore estrattivo del paese africano. Le attività delle compagnie minerarie cinesi nel Katanga sono collegate, secondo un recente rapporto di Amnesty International, a gravi violazioni dei diritti umani.

Il contesto è quello dell’estrazione del rame e del cobalto, affidata ai cosiddetti “artigiani”, sottopagati e sfruttati fino all’esaurimento fisico. Ogni anno, molti di essi muoiono o restano gravemente feriti. Spesso lavorano a mani nude, senza tenuta di protezione e in luoghi mal ventilati, dove le temperature possono essere estremamente elevate.


Amnesty International ha visitato la miniera di Tilwezembe (nella foto), a 30 chilometri dalla città di Kolwezi. Le condizioni di lavoro sono pericolose, sfruttamento e maltrattamenti sono all’ordine del giorno. Qui si registrano feriti e morti a causa delle frane, della caduta delle rocce o dell’assenza di ventilazione adeguata.

Gli “artigiani” di Tilwezembe vendono i loro minerali a Misa Mining, una compagnia privata che opera sul posto. Le istituzioni dello stato, tra cui le forze di polizia, che dovrebbero sorvegliare lo svolgimento delle attività, non fanno nulla per rimediare alle condizioni di lavoro agghiaccianti. Misa Mining ha dichiarato di non essere a conoscenza di problemi relativi ai diritti umani.

Non solo le autorità congolesi non fanno niente per impedire che le compagnie minerarie e i commercianti commettano violazioni dei diritti umani, ma esse stesse se ne rendono responsabili. Per favorire l’estrazione dei minerali, non si fanno scrupolo di compiacere le imprese cinesi e sgomberare intere comunità.

Il rapporto di Amnesty International cita, tra gli altri, il caso di 300 famiglie della città di Luisha, sgomberate nel 2012 quando la compagnia cinese Congo International Mining Corporation (Cimco) ha ottenuto i diritti di sfruttamento di un sito al centro della città.

Un funzionario locale aveva dato alle famiglie un preavviso di due settimane, scaduto il quale queste sono state trasferite in un altro terreno a bordo di camion a quanto pare appartenenti alla stessa Cimco. Sono state semplicemente abbandonate a se stesse, senza alloggio né alcuna infrastruttura.

Per di più, poco dopo il trasferimento gli operai di una società mista sino-congolese, la Comilu, accompagnati da agenti di polizia, hanno utilizzato bulldozer e scavatrici per creare una trincea larga tre metri, impedendo così l’accesso a una strada di campagna usata da decenni dalla popolazione locale per raggiungere i campi e le fonti di acqua potabile. Ora i tempi di percorrenza sono molto più lunghi.

Quando gli abitanti hanno protestato, la polizia ha esploso colpi di pistola in aria e un uomo è rimasto ucciso da una pallottola vagante.

Sollecitate da Amnesty International, molte delle compagnie citate nel rapporto hanno tentato di negare ogni responsabilità per le violazioni dei diritti umani, scaricandole sulle autorità locali.

Secondo i Principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani, alle imprese spetta il rispetto di tutti i diritti umani. A loro volta, compete ai governi dei paesi in cui hanno sede le imprese, e dunque in questo caso a quello della Cina, verificare che queste non contribuiscano a violazioni dei diritti umani nei paesi in cui operano, come la Repubblica Democratica del Congo.

Amnesty International ha inviato il suo rapporto alle compagnie cinesi coinvolte in attività minerarie nella Repubblica Democratica del Congo, chiedendo loro iniziare a dimostrare di volersi impegnare sul serio a rispettare i diritti delle comunità sul cui territorio agiscono.

Si attendono risposte.

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