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sabato 13 aprile 2013

Israele: nessuna cura medica, salute dei prigionieri palestinesi in pericolo

Nena News
I medici israeliani di Physicians for Human Rights lanciano l’allarme: la negligenza israeliana mette a rischio la vita dei detenuti. Come nel caso del Prigioniero X. Le violazioni compiute dai medici nei carceri israeliani mettono in pericolo la vita dei prigionieri, palestinesi e israeliani, in particolar modo dei detenuti in sciopero della fame. A lanciare l’allarme è l’associazione israeliana Physicians for Human Rights che chiede l’immediato passaggio delle competenze in materia di salute dall’Israeli Prison Service al Ministero della Salute. 

L’appello giunge in giorni caldi sul fronte dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele: due settimane fa il prigioniero Maysara Abu Hamdiya è morto di cancro all’esofago, senza ricevere alcuna cura, se non pillole di antidolorifici. La sua morte aveva provocato dure proteste nelle città della Cisgiordania, mentre dentro le carceri israeliani migliaia di detenuti avevano rifiutato il cibo per tre giorni come forma di protesta. E Samer Issawi, in sciopero della fame dall’agosto 2012, è gravissimo: il suo cuore si sta velocemente indebolendo e le perdite di coscienza sono sempre più frequenti. Secondo l’organizzazione israeliana, gli abusi perpetrati dalle strutture mediche militari comprendono “il divieto per i detenuti ad essere visitati da medici indipendenti e il divieto al monitoraggio di coloro che sono in sciopero della fame, oltre al divieto di trasferire i prigionieri in ospedali civili”. 

Alla questione dei detenuti palestinesi, Physicians for Human Rights aggiunge il caso di Ben Zygier, cittadino australiano e israeliano, ex agente del Mossad, morto suicida in carcere. La sua morte ha sollevato polemiche e dubbi: tenuto prigioniero in segreto, si sarebbe impiccato nella sua cella, ma gli eventi che hanno portato al decesso non appaiono affatto chiari. “Il Phr-Israele chiede la creazione di una commissione che esamini la possibilità di trasferire il controllo e la responsabilità dei servici medici dentro le prigioni dall’Israeli Prison Service al Ministero della Salute - spiega l’associazione - Un simile trasferimento renderebbe il livello dei servizi sanitari e la loro qualità uguali per tutti, lo stesso tipo di servizi forniti alla popolazione civile”.
 
Tra le numerose restrizioni imposte ai prigionieri palestinesi - divieto di ricevere un’educazione, di accedere a radio, tv e libri e di essere visitati dalle famiglie, pratica dell’isolamento come forma punitiva, frequenti perquisizioni personali e delle celle, obbligo ad acquistare cibo e vestiti all’interno del carcere - si aggiunge la sistematica negazione all’accesso a cure mediche di base, una mancanza grave soprattutto per quei detenuti che soffrono di malattie croniche

Il numero di prigionieri palestinesi malati ha raggiunto le 1.400 unità: tra loro anche detenuti entrati in carcere sani e ora affetti da malnutrizione o sofferenti per gli abusi fisici e psicologici perpetrati dell’amministrazione carceraria. Diciotto detenuti sono permanentemente detenuti nell’ospedale militare di Ramle, dove però non ricevono i necessari trattamenti medici.

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