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sabato 16 marzo 2013

Yemen - Il paese che condanna a morte i ragazzi

In Yemen è possibile punire i minori con la pena capitale. La denuncia di Human Rights Watch
Mohammed Haza’a aveva meno di diciotto anni quando fu condannato a morte, perché accusato di aver commesso un omicidio in Yemen. Aveva sparato e ucciso un ladro, nel 1999, che aveva tentato di entrare nella sua casa di Tiaz, una città che si trova nell’area centrale del paese. Non bastarono le richieste dei familiari e le proteste dell’opinione pubblica per salvarlo. Verso la stessa fine sono ancora oggi destinati altri bambini: questo perché nel paese arabo è ancora permesso punire con la pena capitale i minori, come spiega l’Atlantic. Lo stesso avviene in altri tre paesi: in Iran, Sudan e Arabia Saudita.

LE TESTIMONIANZE DEI GIOVANI YEMENITI – Lo scorso anno Hrw ha raccolto le testimonianze di molti ragazzini, detenuti nella prigione della capitale del paese Sanaa. Come quella di Ibrahim, oggi 22enne, che da sei anni attende la data della sua fucilazione. A dieci anni rimase coinvolto in una rissa a colpi di pistola tra alcuni acquirenti – che gli avevano chiesto di essere accompagnati in città – ed un commerciante. Impaurito, Ibrahim era scappato, prima di andare dalle forze di polizia per testimoniare. Invece li fu arrestato, picchiato e sottoposto ad elettroshock. Sotto tortura, riuscì a parlare con un avvocato soltanto dopo diversi giorni, prima di essere condannato a morte. Ma la sua non è certo l’unica testimonianza. Un’altra ragazzina è stata giustiziata lo scorso 3 dicembre: accusata di omicidio quando aveva soltanto 15 anni, Hind al-Barti, faceva parte delle 22 giovani vittime messe a morte dal paese yemenita. E altri 186 rischierebbero la stessa sorte.

VIOLAZIONE DEI TRATTATI E DELLA LEGGE – Eppure, il diritto internazionale, che lo Yemen deve rispettare, “vieta, senza alcuna eccezione, l’esecuzione di persone per i reati commessi prima di aver compiuto 18 anni”. Nonostante questo, il paese arabo, insieme a Iran, Arabia Saudita e Sudan (la Corte suprema degli Stati Uniti ha messo al bando la pena di morte per i minori soltanto nel 2005, ndr) viola i trattati e continua a giustiziare minorenni. Ma non solo: nel 1994 è stato uno stesso emendamento al codice penale dello Yemen a vietare l’esecuzione di minori di 18 anni. E a prevedere soltanto una detenzione massima di 10 anni e il pagamento di una multa. Ma tra i 15 e i 17 anni resta un’area grigia – a causa di leggi controverse – che viene sfruttata per consentire le esecuzioni dei minori. Senza considerare come spesso vengano ignorate anche prove evidenti sull’età degli imputati. Così lo stesso Atlantic spiega come “il processo di verifica dell’età da parte dei tribunali yemeniti sia arbitrario, a causa della mancanza di professionalità, dei pregiudizi e della la corruzione”. Secondo il rapporto di HRW, la certificazione dell’età viene infatti condotta con metodi discutibili e da un personale non adeguatamente addestrato”. Inoltre, il ministero della giustizia è noto per aver negato in passato qualsiasi esecuzione: “Nessun minore è mai stato fucilato in Yemen”, spiegò, nonostante l’evidenza dei casi dimostrati da Hrw. Così per l’organizzazione non resta che affidarsi al presidente Hadi, colui che deve firmare tutti gli ordini di esecuzione.

Fonte: www.giornalettismo.com - (Photocredit: Human Rights Watch, Atlantic)

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