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domenica 31 marzo 2013

Turchia rimanda in Siria circa 600 rifugiati

La Perfetta Letizia
Amnesty International ha definito "un gesto di profondo disprezzo per l'incolumità delle persone" la decisione della Turchia di rimandare in Siria circa 600 rifugiati, il 28 marzo. 
La decisione della Turchia di rimandare in Siria circa 600 rifugiati ha suscitato preoccupazione presso l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (UNHCR) e diverse organizzazioni umanitarie. Ankara però si difende e nega di aver espulso centinaia di profughi siriani.

“Se queste deportazioni sono avvenute realmente, sono contrarie ai principi della legge internazionale – sostiene la portavoce dell’UNHCR, Melissa Fleming. “Ricordiamo ai rifugiati – ha aggiunto – che hanno l’obbligo di rispettare le leggi in vigore in Turchia. E incoraggiamo il governo turco ad applicare gli strumenti previsti dalla legge, qualora vengano commessi reati”.

Queste persone si trovavano nel campo rifugiati di Akcakale, nella provincia di Sanliurfa, al confine con la Siria, quando è scoppiata una rivolta probabilmente come protesta contro le condizioni di vita nel campo, dopo l’incendio di una tenda a causa di corto circuito elettrico, che avrebbe provocato la morte di una persona.

Amnesty International ha definito “un gesto di profondo disprezzo per l’incolumità delle persone” la decisione delle autorità turche.

Il ministero degli esteri turco ha negato che alcune centinaia di profughi siriani siano stati espulsi dal campo di Akcakale, dopo gli incidenti di ieri con la polizia, come indicato dalla stampa, precisando invece che circa 50 o 60 rifugiati sono rientrati volontariamente in Siria. Il portavoce del ministero ha detto che alcuni profughi rientrati in Siria potrebbero essere stati coinvolti negli incidenti di ieri. Ma sono tornati in Siria volontariamente.

di Elisa Cassinelli

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