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giovedì 7 marzo 2013

La Corea del Nord diventerà un’unica grande prigione?

Corriere della Sera 

di Riccardo Noury
Libertà di espressione - Amnesty International ha diffuso questa mattina una serie di nuove immagini satellitari che mostrano come il governo della Corea del Nord stia annullando la differenza tra un campo di prigionia politica e la popolazione circostante, inglobando parte di quest’ultima nel perimetro del primo.

Di fronte alle notizie sulla possibile costruzione di un nuovo Kwanliso (campo di prigionia politica), adiacente al campo n. 14 di Kaechon, nella provincia di Pyongan Sud, il programma Scienza per i diritti umani di Amnesty International Usa aveva chiesto a DigitalGlobe di fornire immagini satellitari e un’analisi di queste ultime.


Le immagini parlano chiaro e mostrano come la popolazione residente in un perimetro di 20 chilometri intorno alla valle di Ch’oma-bong sia stata inglobata nel sistema di sicurezza e controllo del campo, che ospita oltre 100.000 detenuti. Questi nuovi 20 chilometri presentano una serie di punti d’accesso controllati ed altre strutture che paiono torrette di guardia. Parte della popolazione della valle, insomma, vive in una dimensione ambigua e pericolosa, tra la libertà e la prigionia, sotto sorveglianza permanente. Quali saranno le prossime intenzioni del regime guidato da Kim Jong Un?

La situazione dei diritti umani in Corea del Nord è gravissima. Centinaia di migliaia di persone, bambini compresi, sono detenute nei campi di prigionia politica e in altri centri di detenzione, sottoposte a violazioni dei diritti umani come l’obbligo di svolgere lavori pesanti, il diniego del cibo per punizione, la tortura e altri trattamenti crudeli, disumani o degradanti. Molte di esse non hanno commesso alcun reato, essendo unicamente legate a persone ritenute infedeli al regime e dunque sottoposte a una sorta di punizione collettiva.

Nel 2011, Amnesty International aveva diffuso un’analisi di immagini satellitari che mostrava l’espansione del famigerato campo di prigionia politica di Yodok, nel quale si ritiene siano detenute 50.000 persone, bambini e donne compresi. Secondo ex detenuti, a Yodok i prigionieri sono costretti a lavorare in condizioni equiparabili alla schiavitù e sono spesso sottoposti a torture e maltrattamenti. Nonostante queste prove schiaccianti, il governo della Corea del Nord continua a negare l’esistenza del campo.

Alla fine di febbraio, si è diffusa la notizia di un ampliamento, di oltre il 70 per cento, di un altro campo di prigionia politica, il n. 25.

Amnesty International ha ribadito agli stati membri dell’Onu la necessità di adottare una risoluzione, alla 22ma sessione del Consiglio Onu dei diritti umani, che istituisca una commissione indipendente d’inchiesta sulla drammatica condizione dei diritti umani in Corea del Nord. Amnesty International ha anche chiesto che osservatori sui diritti umani abbiano illimitato accesso sia nella valle di Ch’oma-bong che nel campo n. 14 e che le autorità nordcoreane riconoscano ufficialmente l’esistenza di questo genere di strutture.

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