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lunedì 4 febbraio 2013

Magistratura Democratica ricorda l'emergenza carcere e chiede "numero chiuso" e rinvio della detenzione

Fonte: Sole24Ore
Carceri a "numero chiuso", con rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena detentiva se questa «si svolgerebbe in condizioni tali da non garantire il rispetto della dignità dei condannati». Si chiude con questa proposta, che ripropone l'allarme sull'emergenza carceri, tra i temi più in evidenza dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario, il 19° congresso di Magistratura democratica. Dalla corrente "di sinistra" delle toghe, anche l'invito ai magistrati perché evitino di candidarsi in politica nelle stesse zone dove sino al giorno prima hanno svolto indagini.

Liste di attesa e ingressi scaglionati
La scelta di far propria la proposta avanzata qualche giorno fa da un cartello di organizzazioni che operano a sostegno dei detenuti segue alla recente condanna del Consiglio d'Europa che ha censurato l'Italia per la situazione di grave sovraffollamento dei nostri istituti carcerari. La mozione approvata nella giornata conclusiva del congresso propone, in particolare, l'introduzione del numero chiuso nelle carceri, dilazionando gli ingressi dei condannati che siano liberi al momento del passaggio in giudicato della sentenza «tutte le volte che l'esecuzione debba avvenire in istituti nei quali la capienza regolamentare sia già esaurita». In rinvio darebbe vita ad una sorta di "lista d'attesa" degli ingressi «da scaglionarsi in concomitanza con il recupero di posti disponibili», e dovrebbe essere accompagnata dall'obbligo di immediata detenzione domiciliare.

Garantire la «cesura» fra attività giudiziaria e territorioDopo le polemiche dei giorni scorsi, che hanno diviso la stessa Md, sull'opportunità delle candidature dei magistrati per le prossime Politiche, il documento finale del congresso evita di fare riferimenti espliciti a candidati eccellenti come Antonio Ingroia (Pm a Palermo, oggi leader di "Rivoluzione civile") e Pietro Grasso (già procuratore nazionale Antimafia, in corsa al Senato per il Pd) ma auspica che «il passaggio ad un impegno diretto nel mondo politico non costituisca condizionamento effettivo o potenziale dell'attività professionale». Per questo, richiamando il codice deontologico Anm (in assenza di una norma di legge in questo senso) invita a «garantire la cesura fra attività giudiziaria e territorio nel quale il magistrato sceglie di operare quale candidato ad elezione o quale amministratore pubblico». No, quindi, alla candidatura nelle località dove il magistrato ha svolto la sua attività di giudice o pm.

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